Anche sul caso Salis Orbán volta le spalle a Meloni

Per il momento dal premier ungherese, Viktor Orban, non sembrano arrivare grandi segnali di apertura sulla detenzione di Ilaria Salis.

Anche sul caso Salis Orbán volta le spalle a Meloni

Il premier ungherese, Viktor Orbán, non sembra voler intervenire per aiutare il governo italiano e la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, sul caso di Ilaria Salis e della sua detenzione. “Ho raccontato nei dettagli” del caso a Meloni, dice Orbán. Sottolineando, però, che “la magistratura non dipende dal governo ma dal Parlamento”.

Il premier ungherese dice di essere legittimato soltanto “a fornire i dettagli sul suo trattamento ed esercitare un’influenza perché abbia un equo trattamento”. Assicura che “tutti i diritti saranno garantiti”, certo, ma non sembra prendere le distanze o voler davvero dare una mano a Meloni. 

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Per Orbán Ilaria Salis “ha potuto fare delle telefonate e non è stata isolata dal mondo”. Il portavoce di Orban, Zoltan Kovacs, spiega invece che i reati “in questione sono gravi, sia in Ungheria che a livello internazionale”. E per questa ragione “le misure adottate nel procedimento sono previste dalla legge e adeguate alla gravità dell’accusa del reato commesso”. Per Kovacs, inoltre, ci sono dubbi sulla “credibilità” di Ilaria Salis e sostiene che i detenuti ungheresi ricevono controlli “igienici continui e ricevono cure mediche adeguate”.

Lo scontro in Italia e l’informativa di Tajani

Intanto in Italia la posizione della maggioranza sul caso Salis continua a essere ambigua, con i distinguo di Matteo Salvini e della Lega. Su questo interviene il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ospite di Restart su Rai3: “È un errore trasformare una vicenda giudiziaria in vicenda politica, il governo si preoccupa per il rispetto dei diritti, noi siamo garantisti e cerchiamo di far rispettare il diritto comunitario per la tutela dei cittadini italiani”. 

Secondo Tajani “il governo non può intervenire su un processo, però abbiamo il diritto e il dovere di intervenire affinché siano rispettate tutte le regole che concernono la dignità del detenuto e in modo particolare del detenuto in attesa di giudizio perché le norme comunitarie insistono molto sulla differenza fra il detenuto in attesa di giudizio e il detenuto condannato”. Tajani terrà un’informativa urgente l’8 febbraio: alle 10.30 alla Camera e alle 12.30 al Senato.