L’App “Immuni” e i rischi per la privacy. Dubbi dagli esperti del Politecnico di Torino. “Dati conservati sugli smartphone e niente geolocalizzazione”

Per proteggere la privacy degli utenti serve un approccio decentralizzato, dati conservati localmente sui dispositivi, niente geolocalizzazione e certezze sulla cancellazione dei dati raccolti “al termine del periodo di utilità degli stessi ai fini della ricostruzione del contagio”. E’ quanto scrivono in una lettera aperta (qui il testo integrale), esperti ed accademici che hanno raccolto la proposta del Nexa Center for Internet and Society del Politecnico di Torino di rivolgere un appello al Governo, a proposito dell’App “Immuni” per il contact tracing durante il decorso dell’epidemia di Coronavirus e alla vigilia dell’audizione al Copasir del commissario per l’emergenza Domenico Arcuri (nella foto).

Per essere ampiamente usata dalla popolazione, scrivono ancora gli esperti, “è essenziale che tale tecnologia sia trasparente, sicura e rispetti i diritti e le libertà fondamentali delle persone”. La lettera fissa quattro punti “importanti” per l’app: “l’uso volontario e libero, nessuna limitazione o discriminazione potra’ essere determinata dal mancato utilizzo”; escludere l’uso della geolocalizzazione e chiede che “la finalità specifica dell’app resti il tracciamento e non finalità estranee” come “le autocertificazioni online o più o meno improbabili nulla-osta di circolazione che richiedono altre e diverse valutazioni di liceità del trattamento”.

Per gli esperti del Nexa Center for Internet and Society, inoltre, “il software delle tecnologie da adottare deve essere disponibile pubblicamente” così come “il protocollo su cui si basa l’app, i documenti che hanno portato alle scelte dei decisori, incluso il parere del Garante della Privacy” e deve essere “trasparente il governo complessivo dell’intero processo di tracciamento inserito nelle più ampie strategie di contenimento del virus nella fase 2”. Infine, “la memorizzazione dei dati deve essere completamente decentralizzata” con i dati “conservati localmente sui dispositivi, soluzione che risponde appieno all’esigenza, propria dell’intera normativa a protezione dei dati, di lasciare ai cittadini il controllo sulle informazioni personali”.

“L’uso di tecnologie e dati digitali – si legge ancora nella lettera aperta promossa dal Politecnico di Torino . svolge e svolgerà un ruolo importante nelle strategie di sanità pubblica per contrastare l’epidemia COVID-19, una preoccupante sottovalutazione dei rischi connessi alla messa in campo di app non adeguate. Tale tecnologia dovrà essere inserita in una efficace strategia sanitaria complessiva ed essere largamente accettata e utilizzata dalla popolazione. Affinché quest’ultima condizione si realizzi è essenziale che tale tecnologia sia trasparente, sicura e rispetti i diritti e le libertà fondamentali delle persone. Le scelte politiche che faremo in questo particolare momento saranno determinanti nel disegnare domani il rapporto tra cittadini e Stato. Siamo preoccupati che nell’effettiva messa in campo dell’app si possano insinuare interessi che hanno priorità diverse da quella della tutela dei diritti fondamentali dei cittadini e che quindi siano adottate e implementate soluzioni in deroga alla normativa a protezione dei dati”.