Se aprire o chiudere lo dicono i numeri. E non chi strilla di più. Non c’è ideologia che tenga. Sul virus la scienza consiglia cautela

Il punto debole resta però il piano vaccinale che non decolla, anche a causa di vaccini pericolosi e poco efficaci che la gente rifiuta.

Se aprire o chiudere lo dicono i numeri. E non chi strilla di più. Non c’è ideologia che tenga. Sul virus la scienza consiglia cautela

In questi giorni assistiamo allo svilupparsi di una ridda di posizioni politiche sul delicato tema delle riaperture, ma in questi casi, più che l’ideologia, è guida certa la scienza e cioè l’arte del numero oggettivo. Infatti solo esso può restituire una fotografia veritiera della realtà non modificata attraverso le lenti dell’opinione. Partiamo appunto dai numeri della scorsa settimana (fonte Fondazione Gimbe).

Decessi: 3.083 (+7,5%); terapia intensiva: -217 (-5,8%); ricoverati con sintomi: -2.385 (-8,1%); Isolamento domiciliare: -33.883 (-6,5%); nuovi casi: 106.326 (-15,4%); attualmente positivi: -36.485 (-6,6%). Come si vede, dopo i periodi di lockdown pasquale, la situazione è migliorata con tutti i parametri in calo, ma il problema è che riaprendo, cioè passando in zona gialla e bianca, i parametri ricominceranno a salire, compreso l’Rt nazionale che è ora intorno allo 0.92 con notevoli differenze regionali.

Per il presidente della fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta (nella foto), “se in vista della stagione estiva la priorità del Paese è rappresentata dalle progressive riaperture per rilanciare l’economia e placare le tensioni sociali, è indispensabile ribadire alcune dinamiche della pandemia e della campagna vaccinale per guidare governo e Regioni in questa fase strategica e per una corretta informazione della popolazione”.

“Se gli effetti di un’Italia rosso-arancione si protrarranno per almeno 3 settimane -ha detto ancora il presidente di Gimbe -, il progressivo ritorno al giallo determinerà inevitabilmente una risalita della curva epidemica, anche se mitigata dalla ridotta probabilità di contagio all’aperto per l’aumento delle temperature. In secondo luogo, in tempi brevi non esiste alcuna possibilità di ridurre i contagi a 50 per 100mila abitanti al fine di riprendere il tracciamento, attività peraltro mai potenziata dalle Regioni”.

Senza contare il tema principale, quello dei vaccini: “La progressione della campagna vaccinale permetterà di mettere in sicurezza, auspicabilmente prima dell’estate, over 70 e fragili con notevole impatto su ospedalizzazioni e decessi, ma non sulla circolazione del virus che richiederà di mantenere tutte le misure individuali. Ecco perché è fondamentale inserire tra i parametri per le riaperture specifici target di copertura vaccinale per le categorie a rischio”.

Il problema è quale sia il set di parametri – attualmente 21 – ai fini della riapertura. Le vittime giornaliere sono ancora altissime, un dato assai inquietante. Dunque la situazione che ci si prospetta è ancora quella di un ciclo di aperture/chiusure “a fisarmonica” che andando incontro all’estate dovrà essere rimodulato in funzione del parametro economico, sebbene con tutte le cautele del caso.

Il punto debole resta però il piano vaccinale che non decolla, anche a causa di vaccini pericolosi e poco efficaci che la gente rifiuta. Così siamo ben lontani dai 500mila vaccinati al giorno preconizzati da Figliuolo. Senza miglioramenti resteremo una delle Nazioni più problematiche del mondo nella gestione della pandemia. E le riaperture saranno a rischio.