Sostenne pubblicamente che tra le cinquantotto identità di genere approvate dall’Arcigay ci fosse anche la pedofilia. E adesso quell’intervento costa 40mila euro di multa a Massimo Gandolfini, leader del Family Day. Il Tribunale di Verona ha infatti condannato il portavoce del Comitato “Difendiamo i nostri figli” a quattro mesi di reclusione per aver diffamato l’associazione LGBT, convertiti in una sanzione di 30mila euro, e a una provvisionale di 7mila per Arcigay e 3mila euro per l’allora presidente, Flavio Romani, più il pagamento delle spese processuali e al risarcimento del danno.
I fatti avvennero nel 2015, quando durante un intervento pubblico Gandolfini, per sostenere le proprie affermazioni, mostrò un articolo de La Repubblica che nell’occhiello diceva “Da oggi il social media permette di optare tra 58 identità diverse. Tutte approvate da Arcigay, inclusa una destinata a suscitare dibattiti”, travisandone il contenuto con la spiegazione che l’articolo riportava. Qualche mese fa il senatore leghista Simone Pillon, che ha dato il nome al contestatissimo ddl sull’affido familiare, era stato condannato a 1.500 euro di multa per diffamazione nei confronti del circolo gay Omphalos, dopo alcune affermazioni con le quali aveva commentato (quando ancora non era parlamentare) una loro iniziativa nelle scuole.