Armi a Kiev, scontro tra Crosetto e Salvini sullo shopping militare dagli Usa

È scontro sull’acquisto di armi dagli Usa per girarle a Kiev e, in generale, sull’invio di armi all’Ucraina, tra Crosetto e Salvini.

Armi a Kiev, scontro tra Crosetto e Salvini sullo shopping militare dagli Usa

È scontro aperto nel governo sull’acquisto di armi dagli Stati Uniti per girarle a Kiev e, in generale, sull’invio di armi all’Ucraina, tra il ministro e vicepremier leghista Matteo Salvini e il titolare della Difesa Guido Crosetto. È di mercoledì scorso la notizia dell’annullamento della visita di Crosetto negli Stati Uniti dove era in agenda un incontro con il capo del Pentagono, Pete Hegseth. Il ministro della Difesa aveva rassicurato sulle voci di pressioni nel governo ricevute dalla Lega, contraria ad accordi aldilà dell’Atlantico sull’acquisto di armi per Kiev: “Non vado più a Washington, vado al vertice E-5 a Berlino”, aveva specificato Crosetto riferendosi al summit europeo che unisce cinque nazioni, per poi annunciare l’arrivo del dodicesimo pacchetto di forniture alle truppe di Zelensky, con “aiuti consistenti” da presentare presto al Copasir.

Armi a Kiev comprate dagli Usa, scontro Salvini-Crosetto

A gettare acqua sul fuoco era stato anche il vicepremier azzurro e titolare della Farnesina, Antonio Tajani: “Non vedo perplessità”, aveva detto, sottolineando – dal Canada dove ha visto il segretario di Stato americano Marco Rubio – che l’incontro era solo “rinviato”. La Repubblica ieri ha dato notizia che il dipartimento di Stato americano ha manifestato il desiderio che anche Roma partecipi al Purl (Prioritized Ukraine Requirements List) ovvero al programma di acquisto di armi americane da dare all’Ucraina. Ma Salvini si è messo di traverso.

“Mi sembra che stiano emergendo gli scandali legati alla corruzione, poi coinvolgono il governo ucraino, quindi non vorrei che con quei soldi dei lavoratori, dei pensionati italiani si andasse ad alimentare ulteriore corruzione”, ha detto il vicepremier leghista. “La via di soluzione – ha insistito – è quella indicata dal Santo Padre, da Trump. Dialogo, mettere intorno a un tavolo Zelensky e Putin e far tacere le armi. Non penso che l’invio di altre armi risolverà il problema. Non mi sembra che allungare questo percorso di morte aiuti nessuno. Pensare che mandare armi in Ucraina significa che l’Ucraina possa riconquistare i terreni perduti è ingenuo quanto meno”, ha concluso il leader leghista.

La replica piccata del ministro della Difesa

“Capisco le preoccupazioni di Matteo Salvini ma io non giudico un Paese per due corrotti esattamente come gli americani e gli inglesi sbarcati in Sicilia non hanno giudicato l’Italia per la presenza della mafia ma sono venuti ad aiutare gli altri italiani, quelli onesti. Esattamente quello che facciamo anche noi in Ucraina, cerchiamo di aiutare i civili che subiscono il 93% degli attacchi russi. E ci auguriamo che i delinquenti ucraini siano messi in galera, insieme ai russi possibilmente”, ha replicato Crosetto.

L’ipotesi era quella di aderire al Purl con 140 milioni di euro, una cifra non impossibile, ma sulla questione starebbe prendendo tempo anche la premier Giorgia Meloni che sulla corsa al riarmo teme nuove scelte impopolari a fronte di una Manovra di austerity. Dalla quale Crosetto si aspetta, come gli avrebbe assicurato il collega al Mef Giancarlo Giorgetti, il rispetto degli impegni a incrementare le spese militari nel prossimo triennio in linea con quanto pattuito con la Nato.

Ma Giorgetti, al pari del capo del suo partito Salvini, predica anche lui prudenza e cautela sullo shopping militare. Chi invece è molto meno prudente è appunto Tajani. Riguardo agli aiuti dell’Italia all’Ucraina “è già pronto un nuovo pacchetto che firmeremo nelle prossime ore”, ha detto il ministro degli Esteri. “Dobbiamo lavorare per costruire la pace e siamo assolutamente convinti che su questo si possano fare dei passi avanti”, ha aggiunto Tajani.