Non votare a favore, o anche solo astenersi, sul decreto per le forniture militari all’Ucraina aprirebbe “un serio problema politico”. A evocare lo scenario estremo di un no della Lega alle armi a Kiev è Forza Italia, nell’ennesima giornata di trattative internazionali per porre fine alla guerra. Giorgia Meloni ieri ha seguito l’andamento del negoziato, partecipando alla call dei Volenterosi. L’ennesima riunione con un nulla di fatto finale.
Von der Leyen: “Decisiva la prossima settimana”
“Ho sentito i partner della Coalizione dei Volenterosi durante una settimana molto intensa di colloqui di pace. Nonostante la pressione, rimaniamo assolutamente fermi nel nostro obiettivo: raggiungere una pace giusta e sostenibile per l’Ucraina. Ho aggiornato i leader sul nostro lavoro per garantire il finanziamento dell’Ucraina per il 2026-2027. Le nostre proposte sono sul tavolo e il senso di urgenza è chiaro a tutti. La prossima settimana sarà decisiva”, scrive Ursula von der Leyen su X.
“Sostenibile significa che qualsiasi accordo di pace non deve contenere i semi di futuri conflitti e destabilizzare la più ampia architettura di sicurezza europea. Abbiamo anche discusso della necessità di garanzie di sicurezza solide e credibili”, aggiunge.
Ma resta il nodo degli asset russi
Ma il vero nodo da sciogliere tra i partner europei sono gli asset russi bloccati e il loro eventuale utilizzo. Un dossier su cui Roma ha sempre espresso cautela, per le implicazioni legali di un loro utilizzo (si starebbe immaginando anche l’ipotesi di lasciare libertà a ciascun paese) per garantire finanziamenti a Volodymyr Zelensky. Altro è il congelamento sine die dei beni immobilizzati di cui si sta discutendo nell’immediato a Bruxelles.
Lunedì la ripresa dei colloqui a Parigi
Intanto si apprende che i colloqui di pace tra americani e ucraini dovrebbero proseguire anche con gli europei sabato a Parigi, dove anche Roma potrebbe inviare un rappresentante (il consigliere diplomatico della premier Fabrizio Saggio). Ma il formato è ancora in via di definizione, così come tutto da costruire è l’ipotizzato incontro di lunedì a Berlino. Si va avanti a piccoli passi, con l’obiettivo, per l’Italia, di mantenere un difficilissimo equilibrio tra Bruxelles e Washington, almeno con un “non dissenso”.
Intanto Meloni continua a ripetere la formula del “pieno sostegno all’Ucraina, senza se e senza ma”, come ha ribadito allo stesso Zelensky nella sua ultima visita a Roma. Un dato che si traduce non solo in aiuti militari ma pure nell’invio, in corso, di generatori e di macchinari per l’ospedale pediatrico di Odessa.
Per FdI il decreto armi per Kiev si farà
Anche per questo “non ci sono dubbi che il decreto prima di fine anno si farà”, dicono i big di Fratelli d’Italia che per ora restano ad osservare le schermaglie tra gli alleati, cioè Lega e Fi. Il provvedimento potrebbe arrivare nell’ultimo Consiglio dei ministri dell’anno e salvo clamorose sorprese dovrebbe ricalcare quelli che da 4 anni hanno fatto da cornice all’invio di armi a Kiev, senza modifiche.
Possibile l’astensione della Lega
La Lega potrebbe accontentarsi di un impegno a tenere conto degli sviluppi del piano di pace Usa da inserire magari nella risoluzione che la prossima settimana andrà votata dopo le comunicazioni della premier in vista del Consiglio europeo. Certo, i ministri leghisti per segnare la differenza ma evitare di drammatizzare il dissenso potrebbero non partecipare, come ipotizza qualcuno in Transatlantico, al Consiglio dei ministri che approverà il decreto (con ogni probabilità l’ultimo dell’anno, in agenda il 29 dicembre). Ma anche una astensione, affonda il portavoce degli azzurri Raffaele Nevi, aprirebbe “un serio problema” nella maggioranza. La prima vera crepa, difficilmente sanabile, nella maggioranza.