Armi a Putin dopo l’embargo. La Francia fa come gli pare. Macron si erge a paladino della pace e giustifica gli affari con la Russia

Non c'è solo la Legion d’Onore a Vladimir Putin a creare imbarazzi alla Francia. Parigi ha continuato a vendere armi ai russi.

Armi a Putin dopo l’embargo. La Francia fa come gli pare. Macron si erge a paladino della pace e giustifica gli affari con la Russia

Non c’è solo il mantenimento della Legion d’Onore a Vladimir Putin (leggi l’articolo) a creare imbarazzi alla Francia. Mentre il presidente Emmanuel Macron dall’inizio della guerra in Ucraina continua a presentarsi come principale interlocutore del presidente russo per arrivare al ristabilimento della pace, emerge infatti che Parigi ha continuato a vendere armi ai russi anche dopo l’invasione della Crimea.

La Francia ha continuato a vendere armi ai russi anche dopo l’invasione della Crimea

Fervono nelle ultime ore le polemiche per la consegna di equipaggiamenti militari alla Russia da parte della Francia, tra il 2015 e il 2020, quando erano già in vigore le sanzioni dell’Unione europea disposte a seguito dell’annessione della Crimea. La scelta fatta dal suo predecessore Francois Hollande viene difesa da Macron, sostenendo che sia stata conforme al diritto internazionale.

“La Francia – ha detto – si è conformata nel 2014 esattamente a ciò che bisognava fare, vale a dire al diritto internazionale”. Bene dunque, secondo il presidente francese, che il suo Paese abbia continuato a fornire armamenti a Mosca in virtù dei contratti firmati prima delle sanzioni che hanno imposto l’embargo. “La Francia – ha commentato il portavoce del Ministero della difesa, Hervé Grandjean – si attiene strettamente ai suoi impegni internazionali, in particolare il trattato sul commercio delle armi e la posizione comune dell’Ue”.

“La Francia – ha aggiunto – ha potuto rispettare l’esecuzione di alcuni contratti stipulati dal 2014 in base alla clausola detta “del nonno”: un contratto concluso prima dell’annessione della Crimea può andare a buon fine, e le consegne di materiale acquistato prima del luglio 2014 possono essere portate a termine. Questa possibilità è chiaramente prevista dal regime di sanzioni applicato alla Russia nel 2014”.

Tutto in regola formalmente e, per i francesi, nessun problema sulla sostanza. Grazie a Parigi, Vladimir Putin ha così ottenuto telecamere termiche per i blindati, sistemi di navigazione per l’aviazione e sistemi di osservazione per elicotteri, tutto materiale che può essere ancora utilizzato in Ucraina.

Se quelle forniture di armamenti dopo l’annessione della Crimea e nonostante le sanzioni Ue sono il passato, nonostante l’attivismo di questi giorni di Macron la Francia non sembra inoltre orientata a cambiare linea con Mosca. La confindustria francese ha invitato infatti le aziende a non tagliare i ponti con la Russia. Geoffroy Roux de Bezieux, presidente del Medef, la principale rete di imprenditori in Francia, ha invitato i collleghi imprenditori a non chiudere le loro attività in Russia, perché “danno lavoro a 160mila persone ed è nostro dovere come datori di lavoro non chiudere le imprese”.

“Non sarà difficile per le aziende americane con dieci dipendenti in Russia chiudere la propria attività – ha sottolineato, secondo quanto riferisce la Tass – ma noi, come datori di lavoro responsabili, vediamo il nostro ruolo nell’aiutare i nostri dipendenti e i consumatori russi”. Il responsabile del Medef ha poi dichiarato che il governo francese non ha chiesto la chiusura delle società operanti in Russia e che la catena Auchan continua ad operare sia in Ucraina che in Russia.

Senza contare che, all’inizio di questo mese, in una riunione presieduta dallo stesso presidente Macron all’Eliseo, è stato notato che nessuna delle 15 più grandi società della repubblica ha tagliato i legami con Mosca. E la lista include la principale banca francese Société Générale, il gruppo di energia e gas Engie, Airbus e Arianespace, Auchan e Danone.