Il governo ha deciso di far slittare il decreto legge per prorogare l’autorizzazione a cedere mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari all’Ucraina di Volodymyr Zelensky. Il provvedimento era fra i 18 all’ordine del giorno della convocazione – inviata ai ministeri ieri mattina – della riunione tecnica preparatoria prevista per oggi, alla vigilia del Consiglio dei ministri. Nel pomeriggio è stata inviata una convocazione aggiornata, con solo 17 provvedimenti in esame, e senza quel decreto.
Slitta il decreto per prorogare l’invio di armi a Zelensky
Secondo quanto spiegano fonti di governo, l’ordine del giorno era già molto carico di questioni urgenti e, poiché l’autorizzazione alla cessione di armi a Kiev scade a fine mese si è deciso di rinviare il decreto. Ma in realtà a pesare sono stati i dubbi della Lega. “Io patteggio per l’Italia. Mettere fine al conflitto tra Russia e Ucraina è un bene per i ragazzi che muoiono al fronte. È un bene per l’economia italiana ed Europea. Chi si mette di mezzo per impedire un accordo tra Russia, Ucraina e Stati Uniti non fa il bene dell’Italia e dell’Europa”, ha dichiarato il ministro e vicepremier Matteo Salvini.
I costi della guerra tra la Russia e l’Ucraina
La guerra tra Russia e Ucraina ha prodotto per l’Italia un impatto economico di dimensioni straordinarie. Secondo le analisi del Centro Studi di Confimprenditori, il costo complessivo sostenuto dal Paese tra il 2022 e il 2024 si colloca tra gli 85 e i 110 miliardi di euro, una cifra che equivale a tre Manovre finanziarie e che ha inciso in profondità su famiglie, imprese e finanza pubblica. “E mentre il governo continua a ribadire il proprio sostegno a una pace giusta e duratura in Ucraina, alle Pmi italiane sembra invece destinare una morte rapida, lasciandole sole a sopportare il peso di questi costi enormi”, ha detto il presidente di Confimprenditori, Stefano Ruvolo.
La voce più pesante riguarda le misure straordinarie contro il caro-energia, con un esborso complessivo stimato tra i 45 e i 60 miliardi di euro per contenere l’esplosione dei prezzi di gas, elettricità e carburanti. A questa si aggiunge l’accelerazione verso gli impegni Nato, che ha comportato 5-7 miliardi di euro di spesa militare aggiuntiva; gli aiuti diretti all’Ucraina – finanziari, umanitari e militari – che superano 1,2 miliardi; e i costi per l’accoglienza dei rifugiati, pari a circa 600 milioni di euro.
A tutto questo va aggiunto l’effetto macroeconomico dell’inflazione derivata dal conflitto. L’impennata dei prezzi dell’energia ha spinto l’inflazione ai massimi degli ultimi decenni, innescando il successivo rialzo dei tassi da parte della Bce. Questo doppio shock ha eroso margini, ridotto investimenti e rallentato la crescita, con un costo per l’Italia stimabile tra i 10 e i 15 miliardi di euro, considerando la perdita di Pil rispetto allo scenario pre-guerra.