Una svolta clamorosa scuote le indagini sull’omicidio di Piersanti Mattarella, ex presidente della Regione Siciliana: la Dia ha notificato gli arresti domiciliari a un ex funzionario della Squadra Mobile di Palermo ed ex prefetto, accusato di depistaggio. A rendere noto il provvedimento è la Procura di Palermo, guidata da Maurizio de Lucia.
Secondo gli inquirenti, l’indagato avrebbe deliberatamente ostacolato le indagini sul delitto, avvenuto negli anni ’80, sottraendo e facendo sparire un elemento chiave: un guanto in pelle rinvenuto a bordo della Fiat 127 utilizzata dai killer. Il reperto, ritenuto fondamentale per risalire agli autori dell’omicidio, non è mai stato repertato né sequestrato, e oggi resta irreperibile.
Clamorosa svolta nell’indagine sull’omicidio di Piersanti Mattarella: arresti domiciliari per un funzionario della Squadra Mobile di Palermo ed ex prefetto
Sentito dai magistrati a settembre 2024, l’ex funzionario della Squadra Mobile di Palermo ed ex prefetto avrebbe raccontato una versione dei fatti ritenuta dai pm “del tutto priva di riscontro”. Secondo il suo racconto, il guanto sarebbe stato consegnato a più funzionari della polizia scientifica, incluso un inesistente Lauricella, per poi sparire nel nulla. Le dichiarazioni dell’ex funzionario, secondo gli inquirenti, contrastano con le testimonianze di protagonisti storici della vicenda, come Piero Grasso e l’agente Di Natale, e violano le procedure standard di repertamento e sequestro dell’epoca.
I pm della Dda di Palermo sottolineano che le indagini furono “gravemente inquinate e compromesse” da soggetti appartenenti alle istituzioni, che agirono con l’evidente intento di impedire l’identificazione dei colpevoli. L’arresto dell’ex funzionario della Squadra Mobile di Palermo ed ex prefetto rappresenta un passo importante per fare luce su uno degli omicidi politici più rilevanti della storia siciliana, che aveva segnato profondamente il panorama politico locale e nazionale.
La vicenda del guanto, scomparso nonostante fosse stato segnalato anche all’allora ministro dell’Interno Rognoni, simboleggia le difficoltà e le anomalie che hanno caratterizzato le indagini. Il provvedimento della Dia testimonia come la magistratura continui a indagare senza sosta per fare piena luce sull’omicidio e sul presunto depistaggio che ha ritardato di decenni l’accertamento della verità.