Mafia, arresti per voto di scambio a Latina. Imprenditore dei rifiuti pagò il clan Di Silvio. Indagato anche l’europarlamentare della Lega Adinolfi

L'inchiesta della Dda coinvolge l'imprenditore di Latina Raffaele Del Prete, operante nel settore dei rifiuti, e un suo collaboratore.

Mafia, arresti per voto di scambio a Latina. Imprenditore dei rifiuti pagò il clan Di Silvio. Indagato anche l’europarlamentare della Lega Adinolfi

Con l’accusa di scambio elettorale politico mafioso, due persone sono state arrestate a Latina da Polizia e Carabinieri in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari, emessa dal gip di Roma su richiesta della Dda capitolina. Si tratta dell’imprenditore Raffaele Del Prete, operante nel settore dei rifiuti e di un suo collaboratore.

Secondo l’accusa, in occasione delle elezioni amministrative di Latina del 2016, i due arrestati – previo pagamento di 45.000 euro a membri del clan Di Silvio – avrebbero assicurato l’aggiudicazione di almeno duecento voti, nei quartieri di influenza criminale dello stesso clan, all’europarlamentare Matteo Adinolfi (nella foto), all’epoca dei fatti capolista candidato nella lista “Noi con Salvini”.

L’inchiesta condotta dalla Dda di Roma si basa sulle dichiarazioni di due collaboratori di giustizia, Agostino Riccardo e Renato Pugliese che hanno confermato quanto accertato dagli inquirenti. In particolare Riccardo, indagato in concorso nell’ambito della stessa inchiesta, è risultato essere il tramite per l’accordo politico mafioso tra il gruppo criminale e l’imprenditore Del Preste. Riccardo ha ricevuto una sorta di investitura da parte dei Di Silvio nel curare i rapporti con la politica della provincia di Latina ed in occasione della tornata elettorale del 2016, tramite l’imprenditore, di sostenere la candidatura di un politico della lista “Noi per Salvini” nonché dell’attacchinaggio dei manifesti relativi al candidato.

Il pagamento dei 45 mila euro è avvenuto in tre tranche all’interno dell’azienda; in base all’accordo illecito, nessuno degli appartenenti alla famiglia Di Silvio si sarebbe dovuto presentare nella sede del partito, per evitare di apparire come “collettore” di voti “procurati da soggetto intraneo al clan”, mentre l’imprenditore avrebbe fatto avere le comunicazioni al clan esclusivamente tramite il pentito. L’elezione del politico sarebbe stata per l’imprenditore pontino funzionale alle strategie economiche della sua società per ottenere verosimilmente il monopolio nella gestione dei rifiuti e delle bonifiche nel territorio pontino.

“Vediamo cosa dicono le carte, io ho fiducia nella magistratura, ma io so che non ho fatto nulla” ha detto l’europarlamentare della Lega Adinolfi, parlando dell’inchiesta di Latina che lo vede coinvolto. “Non aggiungo altro – ha proseguito -, ora sto rientrando a Roma da Bruxelles”.

“La Lega – scrive il M5S – è di nuovo al centro di un’inchiesta che vedrebbe un imprenditore dei rifiuti operante a Latina, pagare 45mila euro al clan Di Silvio per far eleggere alle comunali del 2016 Matteo Adinolfi nella lista ‘Noi con Salvini’. L’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Roma, che ha portato all’arresto dell’imprenditore e di un suo collaboratore, dimostra quanto sia preoccupante e pericoloso il legame tra i clan mafiosi e certa politica. Non è la prima volta che la criminalità organizzata prova ad allungare i propri tentacoli sulla gestione dei rifiuti, cercando di condizionare le amministrazioni e la provincia di Latina sembra essere un epicentro inquietante di traffici illeciti”.

“Dopo lo scandalo che ha coinvolto il sottosegretario Durigon – aggiungono dal Movimento -, nel giro di poche settimane un altro esponente leghista di Latina è finito sotto i riflettori per una vicenda gravissima che, se confermata, non va sottovalutata. Lega Lazio chiarisca, perché quello che emerge dal quadro indiziario è un inaccettabile condizionamento della democrazia ed una infiltrazione criminale allarmante negli apparati dello Stato. Non lasceremo che inquinino il territorio con i loro sporchi affari”.

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