Artigiani più forti della crisi. Ma oggi è vitale l’ecobonus

di Monica Setta

Meno fisco e burocrazia, più accesso al credito. La crisi ha colpito le imprese artigiane ma non le ha piegate perchè hanno il know how per ripartire, a patto che il governo Letta dia loro una mano. Parola di Giorgio Merletti, presidente nazionale della Confartigianato, associazione che vanta 700 mila imprese artigiane. E che, dai giudizi sull’esecutivo alle prospettive per l’economia, ha molto da dire. “Abbiamo apprezzato – dice – la formula del “Governo di servizio al Paese”, utilizzata dal Presidente Letta. La accogliamo come un impegno di responsabilità per rispondere alle grandi emergenze del Paese sul piano  economico, sociale e istituzionale. Ma per ripartire il Paese ha bisogno di riforme. Meno fisco, meno burocrazia, dimagrimento della Pubblica Amministrazione, più credito, migliori infrastrutture e servizi pubblici efficienti. Ridurre la pressione fiscale è una delle priorità, se si pensa che oggi il “total tax rate”, tutte le tasse e imposte sull’impresa, pesa per il 68,3%, la più alta percentuale in Europa. Così come è fondamentale semplificare la giungla di adempimenti amministrativi che alle aziende italiane costano 31 miliardi di euro l’anno”.

Il problema più sentito dagli artigiani sembra però il credito…

“Esattamente. Il problema dell’accesso al credito va affrontato sia potenziando gli strumenti di garanzia a sostegno delle piccole imprese, sia assicurando il pagamento dei miliardi di debiti accumulati dalle Pubbliche amministrazioni nei confronti degli imprenditori. A questo proposito, il decreto sblocca-debiti è ancora una volta eccessivamente complesso e farraginoso, proroga di fatto il pagamento del 60% dello “scaduto” e non contiene quel semplice principio della compensazione tra crediti certificati, tasse  e contributi dovuti. Ma non basta. Per quanto riguarda il mercato del lavoro, bisogna ridurre il cuneo fiscale sui salari che oggi è pari al 44,5%. E occorre rimettere mano alla riforma Fornero che  ha aumentato costi e complicazioni, ad esempio sui contratti di apprendistato, e ha scoraggiato le assunzioni”.

Quali sono le previsioni economiche per fine anno e il 2014?

“Nel contesto di un ciclo economico europeo sfavorevole, l’Italia presenta tratti recessivi decisamente più marcati. Nel 2013 è previsto un Pil in calo dell’1,3% e solo nel 2014 vi sarà il ritorno ad una, seppur debole, crescita (0,7%). Bisogna dire la verità: le condizioni del mercato del lavoro in Italia peggioreranno ancora. Per il 2013 è previsto un aumento delle persone in cerca di lavoro all’11,8% e nel 2014 al 12,2%. Per il secondo paese manifatturiero europeo i processi di crescita sono strettamente legati ai risultati del commercio estero: nel 2013 le esportazioni salgono dell’1,6% e nel 2014 del 3,8%. Ma il mercato interno resterà ancora depresso. E a questo proposito siamo contrari all’aumento dell’Iva”.

A cosa sono legate le prospettive di ripresa dell’artigianato?

”La crisi ha prodotto una severa selezione delle imprese artigiane. Le prospettive di ripresa tuttavia esistono e sono legate a un mix di interventi: da quelli mirati ai settori più innovativi, come la green economy, al rilancio del manifatturiero. Ad esempio, per quanto riguarda le costruzioni e gli impianti, serve incentivare la manutenzione e il risparmio energetico. E’ il caso dell’ecobonus che il Governo dovrebbe approvare nel prossimo Consiglio dei Ministri”.