Assalto a Moleskine

di Carlotta Scozzari

Moleskine, la società delle leggendarie agendine che furono utilizzate da artisti del rango di Vincent van Gogh, Pablo Picasso ed Ernest Hemingway, procede spedita verso l’iter di quotazione (Ipo) a Piazza Affari, dove secondo indiscrezioni potrebbe sbarcare già ad aprile. Proprio in quest’ottica, nei giorni scorsi, il management della società ha presentato a Consob e Borsa Italiana ulteriori documenti indispensabili per l’Ipo. Ciononostante, secondo quanto risulta a lanotiziagiornale.it, i fondi di private equity, che nel passato più volte hanno messo gli occhi sulla società, non avrebbero ancora mollato la presa.

L’ultimo a mettere nel mirino l’azienda dei taccuini Moleskine è stato il fondo Permira, che a breve potrebbe formulare una vera e propria offerta per rilevare la società, il cui controllo ora è in mano a un altro fondo di private equity, Syntegra Capital (Société Générale). Tra i soci forti della Moleskine c’è poi un altro fondo ancora: Index Ventures, che ha in portafoglio il 15,2 per cento. Nell’ambito dell’Ipo a cui l’amministratore delegato Arrigo Berni sta lavorando, i due azionisti dovrebbero vendere almeno parte dei titoli in portafoglio, dal momento che lo sbarco in Borsa dovrebbe concretizzarsi attraverso un’Opvs, ossia un’offerta pubblica che prevede sia la vendita sia la sottoscrizione di titoli.

Tornando a Permira, c’è chi ipotizza che l’offerta del fondo, che in Italia è guidato da Nicola Volpi e Paolo Colonna, dovrà valorizzare la società oltre 500 milioni di euro per essere presa in considerazione. Il motivo è che le forchette di Ipo, a partire dalle quali si ricaverà il prezzo di debutto in Borsa, individuate dalle banche d’affari stazionano al di sopra di quella cifra. Basti pensare che Ubs, che conosce bene la società anche perché è uno dei global coordinator del collocamento in Borsa, ha stimato che Moleskine potrebbe valere tra i 515 e i 775 milioni di euro, vale a dire fino a 17,3 volte il margine operativo lordo (ebitda) stimato per la fine del 2014. Prima ancora di Permira, a mettere gli occhi sull’azienda dei taccuini era stato il fondo di private equity L Capital, che tuttavia non avrebbe ancora presentato alcuna offerta per la società, né avrebbe ancora effettuato alcuna due diligence (termine finanziario con cui si intende l’analisi dei conti e del bilancio della società che si vuole rilevare).

Nei giorni scorsi, intanto, Moleskine ha alzato il velo sui conti del 2012, che hanno mostrato un utile netto consolidato pari a 19,7 milioni di euro, in crescita del 25% rispetto all’esercizio del 2011, con una incidenza sui ricavi nell’ordine del 25,2% (era 23,6% nel 2011). Sempre nel 2012, l’ebitda si è attestato a 33,5 milioni, in aumento dai 29,1 milioni del 2011. L’indebitamento finanziario netto consolidato al 31 dicembre 2012 ammontava a 43,5 milioni, in miglioramento dai 55,9 milioni della fine del 2011. Alla guida delle banche finanziatrici di Moleskine c’è Ge Interbanca, che avrebbe anche alcune azioni in pegno, così come il Banco Popolare e la Banca Popolare di Milano.