Assalto alla Consob, Vegas salva la poltrona di presidente. Ma per ora solo fino ai ballottaggi

La resa dei conti tra il governo e il presidente della Consob, Giuseppe Vegas, arriverà dopo i ballottaggi. Per ora resta tutto normale.

La resa dei conti tra il governo e Giuseppe Vegas arriverà dopo i ballottaggi. Archiviato il voto per i sindaci, Matteo Renzi e Pier Carlo Padoan sono convinti che avranno gli strumenti di pressione giusti per spingere il contestato presidente della Consob al passo indietro finale. “Dev’essere chiaro che se c’è qualche responsabilità pubblica sulle obbligazioni subordinate che hanno bruciato migliaia di risparmiatori questa non è del governo, ma di Consob e Bankitalia, che non hanno vigilato”, dicono a Palazzo Chigi. Perchè sì, anche le quotazioni del governatore Ignazio Visco, dalle parti di Renzi, sono bassissime.

Ma per lui garantisce ancora Mario Draghi e poi uno scontro con Via Nazionale sarebbe troppo pericoloso. Il gran capo della Consob, ex parlamentare di Forza Italia ed ex sottosegretario al Tesoro approdato nel 2010 all’autorità di vigilanza sulla Borsa con un percorso decisamente discutibile e politicizzato, è sempre più isolato anche se ieri ha incassato una solidarietà forse inattesa. A parlare in suo favore è stato Angelino Alfano. Il ministro degli Interni, pur scarsamente competente in materia di Borsa, ha lanciato il suo personale ammonimento: “Il governo non deve e non può attaccare l’Autorità di garanzia. Non c’è in ballo la persona del presidente Vegas, peraltro stimato per la sua serietà e competenza, ma una corretta relazione tra le istituzioni”.

L’ultimo ad attaccare era stato il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, ex montiano e montezemoliano con solidi rapporti in Confindustria.

L’ASSEDIO – L’economista aveva chiesto le dimissioni di Vegas per la storiaccia degli scenari probabilistici, “cassati” dalla metodologia con la quale la Consob ha poi autorizzato le emissioni-killer, e anche dopo l’intervento di Alfano
non ha cambiato posizione. “Io evito normalmente le polemiche – ha detto Calenda – e mi dispiace se ne ho provocata una. Ma ho solo dato un giudizio”. Ben più duro era stato Enrico Zanetti, viceministro dell’Economia, che per primo, nel governo, aveva chiesto ufficialmente la testa di Vegas. Del resto scandali come quello della Popolare Etruria, che coinvolge il padre della ministra Boschi, o della Popolare di Vicenza, non possono ricadere su Renzi e compagni e un qualche colpevole andrà pur trovato, in assenza che le inchieste penali facciano il loro corso.
Forza Italia ha fiutato il giochetto e, pur controvoglia, è scesa in campo a difesa del suo ex deputato in quella che pure è una campagna di scarsa popolarità, di fronte a migliaia di correntisti inferociti. Renato Brunetta, capogruppo azzurro a Montecitorio, ritiene “inaccettabile e indecente che un ministro attacchi un’autorità indipendente”, ma chiede una commissione parlamentare d’inchiesta sulle banche fallite. E per Maurizio Gasparri “il governo scatena una campagna contro la Consob per distrarre gli italiani dalle colpe della famiglia Boschi per la vicenda Banca Etruria.