Assegno di inclusione, il governo ammette il flop: in arrivo modifiche ai requisiti

La partenza dell'Assegno di inclusione è stata un flop, con troppe famiglie in povertà tagliate fuori: il governo prova a correre ai ripari.

Assegno di inclusione, il governo ammette il flop: in arrivo modifiche ai requisiti

Il governo prova a correre ai ripari sull’Assegno di inclusione. La partenza della misura che sostituisce il Reddito di cittadinanza è stata un completo flop e ora si pensa a rendere meno rigidi i requisiti, permettendo così di accedere a tantissime famiglie in povertà assoluta finora escluse.

D’altronde i numeri parlano chiaro: a luglio del 2023, prima della stretta targata Meloni, riceveva il Reddito di cittadinanza un milione di famiglie. Contro le 480mila di oggi. Cifra ben al di sotto anche dell’obiettivo fissato da Palazzo Chigi, pari a 737mila famiglie di beneficiari.  

Le domande sono state aperte il 18 dicembre e, stando agli ultimi dati del ministero del Lavoro, quelle presentate sono state 779mila, ma ben il 23,4% è stata respinta. Quasi una su quattro.

I requisiti troppo rigidi

La maggior parte delle esclusioni dipende dal superamento della soglia Isee o del reddito familiare, soprattutto a causa di una scala di equivalenza molto penalizzante, più di quanto non avvenisse con il Reddito di cittadinanza. Pesa anche l’esclusione della quota affitto, che prima si sommava al reddito familiare.

E ancora, pure per chi accede alla misura, resta il problema degli assegni ridotti proprio a causa di queste distorsioni. Quindi l’Adi non solo è difficile da ottenere ma spesso porta anche meno soldi, tranne per le famiglie con disabili al loro interno. 

Come cambierà l’Assegno di inclusione

Di fronte a questo alto numero di esclusi, evidenziato anche dalla Caritas o dall’Alleanza contro la povertà, il governo – secondo quanto riporta la Repubblica – starebbe pensando di intervenire per rendere meno restringenti i requisiti.

La ministra del Lavoro, Marina Calderone, ha affidato il compito a Natale Forlani, ex segretario confederale Cisl ed ex presidente di Italia Lavoro. Potrebbe mettersi al lavoro proprio su una revisione della scala di equivalenza. Non ci sarà un vero passo indietro sulla struttura dell’Adi, mantenendo quindi la divisione tra occupabili e non occupabili, per quanto resti irrealistica. Ma qualcosa, comunque, probabilmente cambierà per allargare le maglie dei requisiti.