di Gaetano Pedullà
Piena fiducia o mi dimetto. Il ministro Cancellieri fa finta che la discussione di oggi alle Camere possa cancellare il sospetto di un’Italia con detenuti di serie A e di serie B. Qualunque piega prenderà la giornata, si fa fatica però a non vedere la vicenda come un nuovo mattone nel muro che divide il Paese reale dal Palazzo. Il Parlamento può dargliene cento di fiducie, ma ormai nell’opinione pubblica il guardasigilli è un ministro dimezzato. E non solo. Se Berlusconi è stato condannato per aver aiutato Ruby, l’eventuale assoluzione di stasera suonerebbe come la prova – se mai ce ne fosse bisogno – che solo al Cavaliere nulla si perdona. Anche per questo fa rabbrividire la posizione defilata di un Pdl-Forza Italia irriconoscibile. Ministri e colombe sono talmente terrorizzati dal rischio di danneggiare il governo da far finta di niente. E pazienza se il patrimonio elettorale del Centrodestra sta evaporando. Finché c’è Napolitano non si vota, e dunque meglio bisticciare persino nel libro di Vespa piuttosto che tornare a far politica. D’altronde questo Parlamento di nominati sa bene che non passerà alla storia, se non per un’anomalia davvero imbarazzante: con la decadenza di Berlusconi nessuno dei grandi leader farà parte di Camera e Senato. Non è parlamentare Renzi e non lo è Grillo. La politica, la progettazione delle riforme e persino le grandi scelte economiche si decidono al Quirinale. E il potere vero sta più distante, tra banche, Berlino e i mercati finanziari. Banche, Berlino e mercati finanziari che con Enrico Letta non temono nulla più dei populismi. Come se i populismi non fossero il frutto dei mattoni aggiunti giorno dopo giorno al muro che rende lontanissimi cittadini e istituzioni; economia reale e spread virtuale; mondo della produzione e tirannia di una moneta che si chiama Euro ma sta uccidendo l’Europa.