Li chiamavano i “Robin Hood del Giambellino” e in primo grado erano stati condannati a pene pesantissime (fino a 5 anni e 5 mesi), perché, secondo la procura di Milano, avevano creato un’associazione a delinquere, finalizzata all’occupazione abusiva di alloggi di edilizia residenziale pubblica (le case popolari dell’Aler, ndr), invasione di terreni ed edifici, resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamento.
Un’associazione, diceva la stessa procura, che non mirava a guadagnare, ma a “sostituirsi allo Stato” nell’assegnazione delle case popolari. Sono i nove anarchici, appartenenti al “Comitato abitanti Giambellino-Lorenteggio”, che ieri la Corte d’appello di Milano ha assolto, ribaltando la sentenza di primo grado, con la formula de “il fatto non sussiste”, e rideterminando le pene fino al massimo ad un anno di reclusione per quelli accusati di resistenza e altri reati minori. Il collegio ha anche assolto gli imputati in merito ad alcuni episodi contestati oppure, in alcuni casi, ha dichiarato il non doversi procedere per prescrizione.
I legali dei Robin Hood del Giambellino: “Ristabilita la verità”
“Dopo sette anni – hanno commentato i difensori Eugenio Losco e Mauro Straini – questa sentenza restituisce un pezzo di verità: il comitato abitanti Giambellino-Lorenteggio è stato tante cose, fuorché un’associazione per delinquere”. I due legali hanno fatto notare che non era vero che il Comitato, come sosteneva l’accusa “si sostituisse allo Stato nell’assegnazione delle case, bensì sopperiva alle carenze dello Stato in un quartiere difficile”.
Le accuse della Procura
Secondo la ricostruzione della Procura, invece, il Comitato pur non agendo per fini di lucro, avrebbe avuto “uno scopo comune: una propagandata ‘giustizia sociale’ a tutela del diritto della casa, volta a creare una soluzione all’emergenza abitativa, parallela e contrapposta a quella offerta dalle Istituzioni”. E gli imputati, finiti agli arresti domiciliari nel 2018, si legge negli atti dell’indagine, si sarebbero adoperati “con mezzi leciti ed illeciti” per “impedire gli sgomberi di immobili abusivamente occupati” e per “combattere le Istituzioni a colpi di occupazioni” delle case popolari. Un’ipotesi che ieri non è stata condivisa dalla Corte.
Nel Comitato studenti, imbianchini ultra-settantenni e madri single
Tra i nove arrestati c’erano giovani studenti universitari, lavoratori precari (alcuni sono “noti anarchici”), ma anche imbianchini ultra-settantenni, madri single e genitori disoccupati con figli. Ad accomunarli (o ad “associarli”, per la procura) l’adesione al Comitato abitanti Giambellino Lorenteggio, gruppo molto attivo nella Milano del periodo dell’Expo nella lotta contro gli contro gli sfratti delle case popolari occupate.
Occupavano case lasciate sfitte da Aler
La loro colpa? L’aver voluto sostituirsi “in tutto e per tutto, alle istituzioni legalmente deputate all’assegnazione degli alloggi popolari”, diceva la Procura, arrecando “un gravissimo danno alle numerosissime e realmente bisognose famiglie che da anni attendono, nel rispetto della legalità, l’assegno di un alloggio popolare”. In pratica, per il pm, forzavano le porte delle case popolari vuote, le ristrutturavano e le davano a famiglie bisognose, sottraendole a quelle titolari dell’assegnazione.
In realtà le case che i Robin Hood davano alle famiglie erano appartamenti che Aler teneva sfitte e chiuse, le cosiddette “case lastrate”, perché la porta d’ingresso era bloccata da una lastra di metallo.
I soldi (10 euro a famiglia) usati per i corsi di italiano, mensa e doposcuola
E, sempre secondo la Procura, in cambio dell’alloggio, il gruppo riceveva dei soldi. Un riferimento ai 10 euro al mese che ogni membro versava al Comitato… Fondi utilizzati per organizzare i corsi di italiano per stranieri, la mensa popolare, il doposcuola dei bambini e la squadra di calcio per gli abitanti delle case popolari.
Ironia, della sorte, dopo gli arresti dei nove Robin Hood, tutte le famiglie che avevano avuto una casa dal Comitato erano state sgomberate (e le famiglie sono state divise), mentre gli appartamenti che i “noti anarchici” avevano ristrutturato sono stati richiusi e non assegnati. E lo sono rimasti per anni.