L’Ema cambia idea su Astrazeneca. Il capo della task force sui vaccini Cavaleri: “Meglio vietarlo a tutti. È un’opzione considerata anche da altri Paesi”

Per il capo della task force sui vaccini dell'Ema, Marco Cavaleri, molti paesi stanno vietando Astrazeneca alla luce della maggiore disponibilità dei vaccini a mRna.

L’Ema cambia idea su Astrazeneca. Il capo della task force sui vaccini Cavaleri: “Meglio vietarlo a tutti. È un’opzione considerata anche da altri Paesi”

“Sì”, sarebbe meglio vietare il vaccino AstraZeneca anche agli over 60, “ed è un’opzione che molti Paesi, come Francia e Germania, considerano alla luce della maggiore disponibilità dei vaccini a mRna. Gli incidenti però sono stati rarissimi e dopo la prima dose. Vero che sulla seconda ci sono meno dati, ma nel Regno Unito sta andando bene”. E’ quanto ha detto a La Stampa Marco Cavaleri, presidente della task force sui vaccini dell’Ema parlando del vaccino Astrazeneca.

L’Ema ha dunque cambiato idea rispetto allo scorso marzo, quando stabilì che non ci sono prove che sostengano la restrizione del vaccino AstraZeneca? “All’epoca avevamo visto una probabile rarissima associazione tra AstraZeneca e le trombosi – spiega Cavaleri – ma la nostra posizione era ed è che in un contesto pandemico il rapporto rischi-benefici resta favorevole per tutte le età”.

In merito alla 18enne, Camilla Canepa, morta a Genova in seguito alla somministrazione del vaccino Astrazeneca, secondo Cavaleri “già per l’età sarebbe stato meglio usare un vaccino a mRna, poi anche se non si conoscono i fattori di rischio la sua situazione di salute avrebbe dovuto suggerire prudenza”.

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“Abbiamo formulato indicazioni basate sul principio di massima cautela per l’impiego dei vaccini a vettore adenovirale, quindi non solo AstraZeneca ma anche Johnson&Johnson. Non darlo sotto i 60 anni”. Afferma, invece al Corriere, il presidente dell’Aifa, Giorgio Palù. “Stiamo parlando di reazioni gravi come i casi di trombosi molto rare accompagnate da carenza di piastrine – osserva su AstraZeneca – non erano emersi negli studi validativi e si sono manifestati nel corso della vaccinazione di massa su decine di milioni di persone. Non potevamo prevederle prima; non c’è nulla di contradditorio”.

Quello che si è imparato, osserva anche il numero uno dell’Aifa, è che “le decisioni sulla strategia vaccinale vanno prese in modo perentorio a livello centrale pur nel rispetto dell’autonomia regionale. Di fronte a calamità nazionali è lo Stato che deve prendersi carico della regia”. Palù chiarisce che chi si è vaccinato con AstraZeneca ed è oltre i 60 anni può fare il richiamo con dose omologa con tranquillità: “Il rapporto tra il rischio di avere problemi gravi per colpa della dose e il beneficio di evitare il covid è nettamente favorevole a quest’ultimo anche in una fase di bassa circolazione del virus qual è quella attuale”.

Bisogna “avere fiducia nella scienza, guardare con ottimismo al futuro – rileva Palù – i parametri dell’epidemia sono tutti in calo, rapidamente. Con questi numeri si possono individuare sul nascere i focolai. La campagna vaccinale procede spedita. Circa 40 milioni di italiani hanno ricevuto almeno una dose. La trasmissione del virus si dovrebbe bloccare. Altri nuovi vaccini saranno presto autorizzati, efficaci e sicuri”.