Ripartono le somministrazioni con Astrazeneca. Ma si teme la fuga dai vaccini. Draghi assicura che si recupererà il tempo perso. In molti però non si fidano e disdicono le prenotazioni

Si teme la fuga dai vaccini. Draghi assicura che si recupererà il tempo perso. In molti però non si fidano e disdicono le prenotazioni.

Ripartono le somministrazioni con Astrazeneca. Ma si teme la fuga dai vaccini. Draghi assicura che si recupererà il tempo perso. In molti però non si fidano e disdicono le prenotazioni

Partiamo da una (inquietante) dichiarazione del premier Mario Draghi rilasciata ieri (qui la nota di Palazzo Chigi) a Bergamo per la giornata delle vittime del Covid: “La sospensione del vaccino AstraZeneca, attuata lunedì con molti altri Paesi europei, è stata una decisione temporanea e precauzionale. Nella giornata di oggi, l’Agenzia Europea dei Medicinali darà il suo parere definitivo sulla vicenda. Qualunque sia la sua decisione – la campagna vaccinale proseguirà con la stessa intensità, con gli stessi obiettivi. L’incremento nelle forniture di alcuni vaccini aiuterà a compensare i ritardi da parte di altre case farmaceutiche. Abbiamo già preso decisioni incisive nei confronti delle aziende che non mantengono i patti”.

Qualche ora dopo sarebbe arrivato il via libera dall’Ema, l’Agenzia europea del farmaco, che garantisce la sicurezza del farmaco. Ma Draghi, indipendentemente dalla decisione dell’Ema, avrebbe continuato con il piano vaccinale. Ed ora ci chiediamo: nel caso che l’Ema avesse detto di no chi si sarebbe fatto il vaccino quando sarebbe stato sconsigliato da chi ne doveva garantire la sicurezza? Quale sia la logica del ragionamento del premier non si capisce perché serve a ingarbugliare ancor più la matassa di per sé già abbastanza ingarbugliata.

In pratica il presidente del Consiglio ci dice che lui se ne sarebbe infischiato altamente di quanto deciso dall’Ema. Ma che segnale ha inviato ad un già più che perplesso popolo italiano? Quale strategia comunicativa si sta utilizzando? Se questo modo di fare fosse stato adottato da Conte-Casalino sarebbe scoppiata una incredibile bagarre ed ora invece tutti tacciono perché Draghi è Draghi. Eppure anche una persona normale, non a livello di Einstein, si accorgerebbe che quanto dichiarato dal premier è un incredibile ulteriore autogoal che si va a sommare a tutti quelli precedenti commessi nella gestione di AstraZeneca.

Come quando l’Aifa disse che non c’erano problemi e qualche ora dopo Draghi-Speranza bloccarono invece il vaccino (leggi l’articolo), oltretutto dopo aver dato ascolto alla Germania della Merkel solo per motivi politici. Insomma il piano vaccinale sta andando in malora perché ora non si troverà più nessuno che si fidi ancora di un governo che dice tutto e il contrario di tutto e che poi neppure vuole ascoltare gli esperti decidendo della salute di 60 milioni di italiani e non avendone alcuna competenza sanitaria.

Ma qui non solo si tratta di non avere capacità, intuito, sensibilità politica, ma bensì di un problema di coordinamento e soprattutto comunicativo. Ma chi suggerisce le dichiarazioni del governo? Qualcuno che sicuramente vuole mandare completamente in malora il piano vaccinale già in clamoroso ritardo. Già si possono immaginare orde di no vax che diranno “c’avevamo ragione noi, il vaccino è pericoloso”, oppure “Draghi vuole instaurare una dittatura sanitaria”.

Ed in effetti, se prima questa frase ad effetto era solo uno slogan, ora poteva diventare una pericolosa realtà, alla luce del fatto che il premier, con l’infelice frase, ha fatto chiaramente capire di voler fare come gli pare indipendentemente dal parere delle agenzie di sicurezza sanitaria. Ora sarà veramente complicato far ripartire il tutto, quasi impossibile, indubbiamente difficile. Draghi sembra non riuscire a gestire una materia, la politica, che è molto differente dai soldi a cui è abituato.

Qui non ci sono fasci di banconote, ma esseri umani, insieme alle proprie paure e bisognosi di rassicurazioni da parte del governo non di decisionismo maldestro e fughe in avanti. Non siamo soldi signor premier. Non siamo flussi economici. Non siamo monetine da 1 euro. Non siamo numeri di una statistica. Siamo il popolo italiano e come tale è necessario avere rispetto della nostra salute. Se l’agenzia del farmaco europea non avesse detto di sì avremmo proprio voluto vedere – lo ripetiamo – chi “vaccinava comunque” e non parliamo di estremisti, ma di gente normale che valuta attentamente quanto gli viene detto.

Stia attento signor primo ministro perché la politica ha a che fare con la materia più magmatica e difficile da trattare dell’universo: l’animo umano con le sue speranze e i suoi desideri, con la sua sensibilità e le sue debolezze. Non siamo monete signor primo ministro. Se vuole durare cerchi di ricordarsi questa semplice considerazione e si immedesimi con il popolo, con la gente comune, con chi non ci capisce più nulla da quanto siete confusi e contraddittorio con chi è semplicemente stanco dopo un anno di inutili parole.