La Bce chiude alla Grecia: sospenderemo i finanziamenti. E per i greci si avvicina lo spettro del fallimento

Alexis Tsipras ha già imparato che sorrisi e strette di mano servono a poco. Il tour europeo in cerca di alleati per convincere Bruxelles e la Bce a tagliare il debito greco si è concluso con un mucchio di foto opportunity. E nessun impegno serio. Anche quei leader che appena due settimane fa facevano a gara per saltare sul carro del leader greco, ora stanno alla finestra aspettando il no della Germania. Un no largamente annunciato, ma che sarà formalizzato oggi nel vertice tra il ministro dell’Economia ellenico, Yanis Varoufakis, e l’omologo di Berlino, Wolfgang Schäuble. Una doccia fredda, dopo le tiepide aperture fatte invece dal numero uno della Banca Centrale Europea, Mario Draghi. Ieri il colloquio a Francoforte è stato definito “fruttuoso” dall’atipico ministro di Atene. L’incoraggiamento della Bce però è acqua fresca per il più falco dei rigoristi tedeschi. Nessuan speranza dunque di rinegoziare il debito e affrancare la Grecia dalla Troika.

SOLO SORRISI
“La Bce – ha detto Varoufakis – è anche la Banca centrale della Grecia e farà tutto il possibile per aiutare gli stati membri dell’area euro”. Draghi però si sarebbe limitato a chiarire – come se non si conoscesse! – il mandato della Bce e chiesto al nuovo governo di confrontarsi velocemente e in maniera costruttiva con l’Eurogruppo per mantenere la stabilità finanziaria. Parallelamente, Tsipras incontrava a Bruxelles il presidente della commissione Ue, Jean-Claude Juncker, il presidente del Consiglio Ue, Donald Tusk e il presidente dell’Europarlamento, Martin Schulz. Il caso è però complesso, in quanto Atene per ammissione del nuovo esecutivo, era già fallita dal 2010 e oggi non è più in grado di far fronte ai suoi impegni. Daltra parte, se l’Europa staccherà la spina, tra pochi giorni il fallimento sarà ufficiale e il Paese ricadrà nella più completa depressione economica. per questo una riunione straordinaria dell’Eurogruppo sulla Grecia potrebbe essere poi convocata l’11 febbraio, alla vigilia del vertice europeo in programma a Bruxelles. La posta in gioco non è però elevatissima. Varoufakis e Tsipras devono rinegoziare appena 240 miliardi di euro. Una cifra che minima rispetto alle turbolenze e alle perdite generate nel sistema finanziario europeo a causa della chiusura di Berlino. I greci hanno perciò proposto uno swap per alleggerire il peso del debito di Atene, in modo da collegare i rimborsi sugli interessi alla ripresa della crescita del Pil. Un piano che ha bisogno del via libera della Bce, che dovrebbe concedere alla Grecia la possibilità di tornare a emettere bond a breve termine per avere liquidità sufficiente per non estendere il finanziamento internazionale della Troika ma arrivare, da qui alla primavera, a un nuovo accordo con i creditori. Su questo i greci aspettavano ieri un segnale da Draghi. Segnale che però non c’è stato. I mercati però continuano a credere nell’intesa e pure ieri la Borsa di Atene che ha volato.