Autostrade all’ultimo casello. O accetta l’offerta o è revoca. Il presidente della Commissione Trasporti, Coltorti: “I Benetton? Sfacciati. Mai più mezzo euro di regalo”

“Una vergogna. Uno sfregio per il nostro Paese”. Non usa mezze parole il senatore del Movimento cinque stelle Mauro Coltorti in merito a quanto emerso dall’inchiesta giudiziaria su Autostrade per l’Italia. Ed è da qui che il presidente della commissione Trasporti lancia un chiaro ultimatum alla società dei Benetton: “O Atlantia accetta l’offerta di Cassa Depositi e Presititi oppure deve si deve procedere con la revoca”.

Partiamo però dall’inchiesta e dalle misure cautelari di due giorni fa. Lei è stato chiaro, senatore: quanto sta emergendo dall’indagine giudiziaria su Aspi è “agghiacciante”, una “vergogna”. Non le pare eccessivo?
Eccessivo? Le avete lette le intercettazioni? “Procurati un bel trolley, che portiamo via le carte”. “La resina delle barriere è difettosa: lì è incollato col Vinavil”. “Le manutenzioni le abbiamo fatte in calare, così distribuivamo più utili”. E la peggiore, di Donferri: “I cavi del Morandi sono corrosi”. Questo il 25 giugno del 2018, meno di due mesi prima della strage di Genova. Mi si gela il sangue a pensarci: lei immagini come dev’essersi sentito stamane, sfogliando un giornale, un familiare di uno dei 43 morti. Le confermo: è una vergogna. Uno sfregio per il nostro paese. Ebbri di moneta sonante, questi signori hanno giocato sulla pelle degli italiani.

È arrivato a lanciare un ultimatum agli amministratori di Autostrade per l’Italia…
Entro fine mese Atlantia deve accettare l’offerta Cdp. Di fronte a uno scenario così rivoltante, si può dire che li stiamo “graziando”: prendere o lasciare. Se diranno di no, un quarto d’ora dopo quella concessione va revocata. Sta diventando un film dell’orrore, questa storia, e deve finire. C’è poi un altro dato: attraverso la sua controllata Abertis, Atlantia ha ufficializzato soltanto pochi giorni fa l’acquisto di un tunnel in Virginia per un miliardo di euro. Capito? Sfacciati fino alla fine. Fregandosene delle inchieste in Italia, la holding controllata dai Benetton continua con lo shopping all’estero, grazie ai profitti abnormi di questi anni. Accumulati tagliando su investimenti e manutenzioni.

Non vede altre soluzioni?
Ormai è chiaro: abbiamo a che fare con dei “bari”. Aspettiamo che la magistratura faccia il suo lavoro, ma ci sono troppe evidenze di quanto questi signori abbiano “barato” sulla sicurezza di queste infrastrutture. Ciò basta per chiedere alla famiglia Benetton di togliere il disturbo. Quei 2900 km di autostrade devono tornare sotto il controllo dello Stato, attraverso Cdp. L’alternativa è la revoca immediata: non ce ne sono altre percorribili.

Crede che tutta la maggioranza sia d’accordo con lei? Voglio dire: in passato non tutti i partiti erano d’accordo col Movimento sulla revoca della concessione…
Con la ministra De Micheli sono stato franco: le ho chiesto di fugare ogni ombra relativa al Piano Economico e Finanziario, in seguito ai rilievi del garante dei Trasporti. Per i Benetton non ci deve essere più mezzo euro di regalo: se qualcuno tra Pd, Iv e le altre forze di maggioranza aveva qualche dubbio, spero che gli arresti di ieri e le parole dei familiari delle vittime di Genova glieli abbiano fugati. Auspico anche che tutti si siano convinti che se salta l’intesa con Cdp, la revoca resta l’unica opzione sul tavolo.

Quale crede sarà il capitolo fine di questa inquietante saga? Aspi accetterà l’offerta di Cassa Depositi e Presiti o si arriverà alla revoca definitiva?
Credo che alla fine si chiuderà questo accordo. Ormai Atlantia non è più nella posizione di forzare la mano, obbiettivamente. C’è un livello minimo di decenza sopra al quale spero che anche loro possano restare.

Resta, però, un’ultima domanda. Non crede che sarebbe il caso di pensare a un modo diverso e più efficace di controllo da parte del pubblico su tutti i concessionari privati?
È chiaro. Francamente, guardandomi indietro, trovo scandalosa la facilità con cui la politica italiana negli ultimi vent’anni si è messa supina nei confronti di questi gruppi privati. Il controllore che sta al soldo del controllato, purtroppo, è un film troppo ricorrente nel nostro paese: c’è da cambiare registro. Scempi come quello dei rilievi fasulli di Spea non devono replicarsi. Il nuovo corso gestionale di Autostrade deve mettere al primo posto proprio i controlli. Poi le manutenzioni: agli italiani va garantito che un disastro come quello di Genova non si ripeterà mai più.