Autunno caldo in tutta la Penisola

di Francesco Carta

Dalle Acciaierie di Terni agli stabilimenti Italcementi giù in Calabria fino ad arrivare alla siciliana Almaviva. Sono solo alcuni dei casi più eclatanti dell’autunno caldo che si sta abbattendo sulla penisola. Un autunno caldo, in realtà, che non “stupisce” dato che i dati non sono mai stati confortanti. Basti questo. Secondo l’ultimo aggiornamento del ministero dello Sviluppo Economico, i tavoli tecnici aperti sono oltre 150 e coinvolgono, in totale, 147 mila lavoratori. Lombardia, Veneto e Lazio le regioni più coinvolte. Ma è una fotografia, questa, che rappresenta solo in minima parte la triste realtà delle crisi aziendali, sempre più “diversificata” soprattutto in relazione alle risposte che possono arrivare dai due ministeri interessati, Lavoro e Sviluppo Economico.

DAL NORD AL SUD
E così capita che se per Electrolux è stato trovato un accordo tutto sommato soddisfacente che vede impegnati su fronti paralleli Governo e Regioni, sembra essere più difficile per altri casi. Come quello di Almaviva, per la quale proprio ieri c’è stato l’ultima vertenza dove il presidente della società, Marco Tripi, ha spiegato al sottosegretario Claudio De Vincenti che la perdita si aggira intorno al milione di euro al mese. Una cifra enorme che non consentirebbe alla società di salvaguardare i livelli occupazionali. Che dire, ancora, della questione di Italcementi. Dopo la chiusura dello stabilimento di Vibo Valentia, a rischiare è anche quello di Castrovillari. Eppure dai ministeri tutto tace. Secondo quanto appreso da LaNotizia, infatti, il tavolo lì è bloccato: semplicemente (e drammaticamente) perché lo schema (e la soluzione) predisposta dal ministero non ha trovato possibili acquirenti per la riconversione della struttura. Niente da fare, dunque. E la crisi persiste. Secondo i dati del Mise le crisi aziendali sono 1.386, sparse per tutto lo stivale. Dalla Lombardia (332) al Veneto (248) fino al Lazio (133) e Campania (71).

LE ACCIAIERIE DI TERNI
Ora l’ultima pesante manifestazione è andata in scena a Terni dove un’intera città si è fermata, dopo la rottura della trattativa sul piano industriale per l’Ast (che prevede risparmi per 100 milioni). Ieri, infatti, è stato il giorno dello sciopero generale indetto da Cgil, Cisl, Uil e Ugl che chiedono alla Ast-Thyssenkrupp di non attuare la messa in mobilità di 537 lavoratori ai quali scade il contratto a fine anno o a gennaio 2015. E il rischio è più che concreto. I lavoratori si aggiungerebbero alla già enorme mole di cassintegrati. Secondo l’ultimo monitoraggio della Uil parliamo di 72,6 milioni di ore per 427mila posti di lavoro.