Azienda modello, ma del falso. Inchiesta travolge la Bio-on. Arrestato il manager e sequestrati 150 milioni. L’accusa dei pm: manipolazione del mercato

Da azienda modello nella produzione di bioplastiche a società accusata di falso in bilancio e manipolazione del mercato, con oltre un miliardo di euro di capitalizzazione bruciata. Giusto il tempo del blitz compiuto ieri mattina dalla Guardia di finanza. L’inchiesta che ha travolto la Bio-on è stata aperta dalla Procura della Repubblica di Bologna, conta nove indagati e il fondatore della nota ditta di Castel San Pietro è stato anche arrestato. Sono stati inoltre sequestrati 150 milioni di euro e la Borsa ha subito sospeso i titoli dalle negoziazioni.

L’INDAGINE. Il gip ha messo ai domiciliari Marco Astorri, fondatore e presidente del CdA della Bio-on. Disposte invece misure interdittive, che vietano loro di esercitare ruoli direttivi di persone giuridiche, per Guido Cicognani, socio e vice presidente della società, e Gianfranco Capodaglio, presidente del collegio sindacale. Provvedimenti presi nell’ambito di un’inchiesta in cui al momento gli indagati sono nove e che ha preso il via dopo la pubblicazione, il 24 luglio scorso, di un dossier da parte del fondo americano Quintessential, in cui l’azienda veniva accusata di essere “una nuova Parmalat a Bologna”, un “castello di carte” destinato “al collasso totale”.

Le indagini delle Fiamme gialle hanno fatto il resto, evidenziato numerose irregolarità per quanto riguarda la formazione dei bilanci e l’informazione societaria riportata al mercato, con particolare riferimento ai ricavi e al livello di produzione dichiarati dall’azienda. La capacità produttiva di bio-polimeri dell’impianto di Castel San Pietro, infatti, veniva rappresentata come di mille tonnellate l’anno, quando in realtà dall’inizio del 2019 ad oggi si sarebbe attestata sulle 19 tonnellate. Rilevato poi che gran parte dei ricavi iscritti nei bilanci della società dal 2015 al 2018 sarebbero stati falsi, con riguardo alle tempistiche e modalità di realizzazione, mentre parte dei ricavi generati da cessioni di licenze nei confronti di due joint venture contabilizzate nel 2018, sarebbe frutto di operazioni fittizie.

IL GIP. Secondo il Gip “le false informazioni di bilancio sono risultate strettamente funzionali ad accrescere la capitalizzazione” e, di conseguenza, rendere più appetibili sul mercato le azioni della società. Una strategia comunicativa utilizzata dal presidente Astorri, che viene definita “roboante, ammiccante, ed ottimisticamente proiettata verso obiettivi sempre più significativi”, ma che in realtà creava aspettative ingannevoli. Lo stesso fondatore, intercettato al telefono, ammette: “Mi prendo il mio pezzo di responsabilità ma non è solo colpa nostra. è colpa del sistema che ci ha indotto a fare queste comunicazioni”. Per il procuratore capo di Bologna, Giuseppe Amato, l’intervento degli investigatori ha evitato “che potesse esplodere con effetti ancora più devastanti una bolla economica che certamente avrebbe arrecato ancora maggiori danni”. E i lavoratori? La Procura assicura che sta facendo il possibile per salvaguardarli.