Azioni che scottano

Di Gianluca Paolucci per La Stampa

Un gruppo di influenti imprenditori bergamaschi, un consistente pacchetto di azioni Ubi Banca, tanti soldi persi. E una serie di operazioni quanto meno dubbie, sulle quali dovrà fare chiarezza l’inchiesta della procura di Bergamo sulle vicende della quinta banca italiana. I fatti risalgono al periodo immediatamente successivo alla fusione tra Banca Lombarda e Bpu, efficace dall’aprile del 2007. E riguarda i «pesi» e gli equilibri nell’azionariato tra gli ex soci della popolare bergamasca e quelli della spa bresciana.

Quattro società, nel periodo tra luglio 2007 e marzo 2008, movimentano consistenti pacchetti di titoli Ubi Banca, allora neonato gruppo bancario prodotto dalla fusione tra la bresciana Banca Lombarda e la bergamasca Bpu. Le quattro società comprano complessivamente circa 1,5% del capitale di Ubi, della quale restano come soci stabili. Le società si chiamano Quattro luglio, Diciotto settembre, Venti ottobre e Ventisei novembre e l’aver scelto la data di costituzione come nome non è l’unico tratto in comune. In comune hanno anche la sede (in via Verdi a Bergamo), l’obiettivo (investire in titoli Ubi), la modalità (parte con mezzi propri e parte con finanziamenti bancari).

Tra gli azionisti delle quattro società figurano una serie di facoltosi imprenditori bergamaschi: dai Radici a Percassi fino a Bombassei. E ancora la famiglia Zanetti tramite la Incofin e il «leader» della lista avversaria di Zanetti all’ultima assemblea e grande accusatore delle malefatte di Ubi, Giorgio Jannone, ex parlamentare di Forza Italia.

Ancora: in una delle quattro società (la Quattro luglio) figura la Diocesi di Bergamo, in un’altra Foppa Pedretti, in un’altra ancora Pecuvio Rondini, commercialista bergamasco gran collezionista di incarichi nel gruppo Ubi. Oltre che presidente del collegio sindacale delle quattro società, Rondini è o è stato presidente del collegio sindacale di Ubi Assicurazioni, di Banca 24/7, di Centrobanca, di Iw Bank. Oltre che uno dei promotori dell’Associazione Amici di Ubi.

Proprio quest’ultimo istituto è stato visitato la scorsa settimana dalla Guardia di finanza, proprio in relazione agli acquisti di titoli Ubi fatti dalle quattro società in questione. Gli acquisti erano infatti operati proprio tramite Iw Bank. Che secondo quanto ricostruito, aveva anche fornito parte dei finanziamenti per effettuare gli acquisti. Senza che il consiglio della banca, allora quotata in Borsa anche se soggetta a direzione e coordinamento di Ubi, venisse informato dei conflitti d’interesse di azionisti, amministratori e sindaci delle quattro società verso la capogruppo Ubi.

Ancora: alcuni di questi soggetti – come Rondini, ma non solo – figuravano anche nell’elenco Insider della banca, ovvero la lista dei soggetti titolari di informazioni sensibili e come tali vincolati ad una serie di procedure per poter operare sui titoli. Altro aspetto che la Gdf e la procura di Bergamo, che sta indagando sul caso Ubi Banca, dovranno chiarire è quello relativo all’operatività sul titolo. Ovvero chiarire se i volumi mossi dagli acquisti – effettuati in un periodo di tempo piuttosto lungo – siano stati finalizzati a sostenere il prezzo del titolo.

Guardando ai documenti ufficiali, risulta anche che per tre delle quattro società (la Luglio, la Settembre e la Ottobre) il prezzo medio di acquisto dei titoli risulta identico a 18,59 euro per azione. Un prezzo coerente con le quotazioni nel periodo degli acquisti ma di certo una circostanza singolare, considerando l’arco di tempo durante il quale vengono effettuati gli acquisti. Solo l’ultima, la Novembre, compra ad un prezzo medio più basso ma entra sul mercato più tardi, quando i prezzi sono già scesi considerevolmente.

Di certo c’è che la scommessa su Ubi non ha portato fortuna al gruppo di investitori. Tra l’investimento iniziale, l’aumento di capitale e la sottoscrizione di un bond convertibile la somma impegnata supera abbondantemente i 150 milioni di euro. Mentre il prezzo del titolo, pur in ripresa, scambia oggi a 6,57 euro dopo aver toccato minimi intorno a 2 euro (nel 2012). Così la Ottobre e la Novembre vengono messe in liquidazione già nel 2011, la Settembre viene cessata nel maggio scorso mentre la sola Quattro luglio resta in attività.

Questo troncone d’indagine rientra nel filone del «patto occulto», che ipotizza un’intesa tra la componente «bresciana» e quella bergamasca di Ubi per garantire un’alternanza nella governance dell’istituto. Tra gli indagati in questo filone, una quindicina in tutto, figura il presidente di Intesa San Paolo nonché presidente dell’Associazione Banca Lombarda Piemontese, Giovanni Bazoli, l’ex presidente della Banca Popolare di Bergamo Emilio Zanetti, il presidente del consiglio di gestione di Ubi Banca Franco Polotti, il presidente del consiglio di sorveglianza Andrea Moltrasio e il suo vice, Mario Cera.