Questa sì che è una Banca centrale. Pechino non aspetta anni per muoversi come ha fatto la Bce immobilizzata dalla Germania. Svalutazione record per lo yuan

Questa sì che è una Banca centrale. Pechino non aspetta anni per muoversi come ha fatto la Bce immobilizzata dalla Germania

L’azione decisa della Banca centrale cinese che ha svalutato lo yuan come mai prima rispetto al dollaro ha disorientato i mercati azionari, a partire da quelli europei sempre più preoccupati per il rallentare della locomotiva cinese. Così le ultime statistiche sull’export-import cinese in netto calo e ieri l’inattea frenata della fiducia degli investitori tedeschi hanno messo in allarme i mercati, con effetti che hanno interessato anche i prezzi delle materie prime. A fine seduta Francoforte è stata la peggiore Borsa europea con una contrazione dell’indice Dax30 del 2,75% a causa soprattutto del tonfo del settore auto molto esposto sui mercati asiatici (-5% Daimler, -4% Bmw). A Milano Piazza Affari ha limitato i danni a un -1,12% del Ftse Mib che ha chiuso sui minimi. Evidente la flessione del lusso che ha nella Cina l’area a forte potenziale di crescita: -5,5% Ferragamo, -3,2% Moncler e Tod’s.

BERLINO NON FA SCUOLA
In calo anche i titoli delle società più esposte verso il dollaro complice l’indebolimento del biglietto verde nei confronti della moneta unica europea. Qui in Europa non cresciamo certo alla velocità cinese ma di svalutare l’Euro neppure se ne può parlare. Già è tanto che i tedeschi hanno acconsentito dopo enormi pressioni al piano di quantitative easing (immissioen di liquidità) che ha fatto scendere il cambio della moneta unica col dollaro sugli attuali livelli (ieri 1,1062) dando un po’ di respiro alle imprese manifatturiere che esportano, come sono molte italiane. Ma cosa sta succedendo, soprattutto a livello di banche centrali? La bolla della Borsa cinese non c’è dubbio che fa paura e per dare una mano alle imprese la Banca centrale di Pechino ha tagliato di circa il 2% il valore dello yuan rispetto al dollaro. Si tratta di un taglio, per la sua entità, senza precedenti. Secondo le dichiarazioni della Banca centrale, la decisione è finalizzata a riavvicinare la valuta cinese al suo valore di mercato.

DOPPIA STRATEGIA
L’intervento della Banca centrale segue a stretto giro la mossa del Governo cinese che nei giorni scorsi ha aperto l’ombrello pubblico sui mercati in forte ripiegamento da settimane. Una doppia strategia che non ha atteso all’infinito prima di trasformarsi in atti concreti. Con questa svalutazione adesso tutte e quattro le grandi banche centrali del mondo sono fortemente impegnate per sostenere i sistemi economici di riferimento. La Federal Reserve, pur rallentando il piano di quantitative easing che sostiene da cinque anni la ripresa Usa, continua a pompare risorse e, in estrema sintesi, a stampare dollari. Una strategia simile a quella della Banca centrale giapponese. Infine la Bce di Mario Draghi, riuscito a piegare l’opposizione tedesca, sta acquistando titoli pubblici e di credito per 60 miliardi di euro al mese. Un’azione che ad oggi non si è trasformata però in una adeguata ripresa del credito alle imprese.