Banca Intesa fa utili stellari. Ma grazie a commissioni folli. Presentata la migliore trimestrale di sempre. In un Paese che arranca il credito resta un nodo

di Sergio Patti

I conti di Banca Intesa sono lo specchio di un Paese dove le banche stanno in cima alla lista di tutto quello che non funziona. Famiglie e imprese vedono pochissimo di una ripresa più annunciata che concreta, l’accesso al credito resta un lusso per pochi eletti e il vero potere nella prima banca italiana ce l’ha un signore, Giovanni Bazoli, di quasi novantanni. In compenso la stessa banca presenta una trimestrale con i conti migliori sempre, ben 2,72 miliardi di utile in nove mesi e 722 milioni solo tra giugno e settembre, in gran parte frutto non dell’attività naturale di erogazione del credito, ma di un incasso record dalle commissioni bancarie (+12,6%).

BRICIOLE ALLE PMI
Se non fosse vero sarebbe difficile credere che le commissioni oggi valgano quanto il margine d’interesse. Se a questo si aggiunge che l’istituto ha tagliato gli accantonamenti per i crediti problematici, c’è la prova che la banca ha sì impiegato i soldi presi dalla Bce (circa 30 miliardi) ma per darli a chi di soldi non ne aveva bisogno. Le imprese che faticano a stare in piedi, seppur sane, di quei soldi non hanno visto nulla. Così la banca può mostare un bilancio stellare, che però fa a pugni con la solita tiritera dell’Ad Carlo Messina sulla banca volano del Paese, dalla parte dell’economia reale e altre amenità del genere. Per guadagnare miliardi in un Paese che fatica Intesa non sta facendo molto di diverso da tutte le altre banche: dare credito col contagocce alle piccole imprese – che infatti continuano a soffrire drammaticamente per la mancanza di credito – e impiegare le risorse (con i soldi della Bce) solo in investimenti più che sicuri (specie sui mercati finanziari) facendosi pagare più di quanto sia persino ragionevole le relative commissioni.

DATI FORNITI AD ARTE
Messina su questo punto ha cercato anche ieri di mischiare le carte, spiegando che dal 2014 (quindi non uno, ma due anni: strano conteggio in sede di trimestrale) Intesa ha contribuito a riportare in bonis 22.500 aziende. Una goccia nel mare. Operando così la banca adesso si ritrova piena di soldi. Cosa ci farà? Messina ci ha provato ad annunciare che ne restituirà solo due terzi (circa) in dividendi agli azionisti. Una sberla ai mercati, che dimenticandosi subito dei risultati monstre hanno fatto cadere il titolo. Fino all’ipotesi di un’extra cedola, che però non ha evitato alla banca di perdere oltre un punto percentuale persino nel giorno dei conti record.