La Bbc ha rivelato che l’ex prima ministra del Bangladesh, Sheikh Hasina, avrebbe autorizzato l’uso della forza letale per reprimere le proteste studentesche dell’estate 2024. La notizia si basa su una registrazione audio trapelata lo scorso marzo e ora al vaglio della giustizia bengalese, che potrebbe utilizzarla come prova nel procedimento a carico della leader fuggita in India.
Secondo quanto riportato dall’emittente britannica, Hasina avrebbe ordinato personalmente alle forze di sicurezza di “usare armi letali” contro i manifestanti durante una telefonata del 18 luglio 2024, effettuata dalla residenza ufficiale di Ganabhaban, a Dacca. Nell’audio, la voce attribuita all’ex premier dichiara: “Ovunque li trovino, spareranno”.
La registrazione, esaminata dagli esperti forensi di Earshot su incarico della Bbc, non presenta segni di manipolazione né risulta generata artificialmente. Secondo l’emittente, il file audio sarebbe stato prodotto dal Centro nazionale di monitoraggio delle telecomunicazioni (Ntmc) del Bangladesh. Un portavoce della Lega popolare bengalese (Al), il partito di Hasina, ha affermato di non poter confermare l’autenticità del file.
Bangladesh, la rivelazione shock della Bbc: “L’ex premier Hasina autorizzò l’uso della forza letale contro gli studenti”. La prima ministro in fuga è indagata per crimini contro l’umanità
Il Tribunale per i crimini internazionali del Bangladesh (Ict) è chiamato a decidere domani, 10 luglio, se incriminare Hasina insieme ad altre due figure di spicco: l’ex ministro dell’Interno Asaduzzaman Khan e l’ex capo della polizia Chowdhury Abdullah Al Mamun. Le accuse comprendono favoreggiamento, istigazione e mancata prevenzione di omicidi, torture e atti disumani commessi dalle forze dell’ordine e da membri del partito Al contro i manifestanti antigovernativi.
In particolare, Hasina è chiamata a rispondere degli omicidi dello studente Abu Sayed, avvenuto il 16 luglio 2024, e di altri sei manifestanti disarmati, uccisi il 5 agosto.
La procura ha presentato le accuse il 1° giugno e il procedimento di incriminazione è cominciato il 1° luglio. Intanto, l’Ict ha prorogato al 24 agosto il termine per la presentazione del rapporto conclusivo sulle indagini, già posticipato più volte.
Una premier in fuga e un mandato Interpol
Il 5 agosto, in piena escalation delle proteste, Hasina è fuggita in India. Il 17 ottobre, il Tribunale ha emesso mandati d’arresto nei confronti dell’ex premier e di altre 45 persone. A oggi sono stati eseguiti 34 arresti, tra cui diversi ex ministri.
Il procuratore Tajul Islam ha reso noto che il 10 novembre è stata formalizzata una richiesta all’Interpol per la diramazione di un “avviso rosso” nei confronti di Hasina. Si tratta di una segnalazione internazionale di persona ricercata, che invita le forze di polizia mondiali a collaborare nell’identificazione e nell’arresto dell’ex capo del governo.
Il 23 dicembre il ministro degli Esteri ad interim del Bangladesh, Touhid Hossain, ha comunicato di aver inviato al governo indiano una nota verbale per sollecitare il rimpatrio di Hasina e il suo confronto con la giustizia. Ma dall’India nessuna risposta ufficiale: il 6 febbraio, rispondendo a un’interrogazione parlamentare, il sottosegretario agli Esteri indiano Kirti Vardhan Singh ha confermato che “non è stata trasmessa alcuna risposta al governo del Bangladesh”.
Oltre 200 indagini a suo carico
Le accuse per cui Hasina è indagata non si limitano al procedimento dell’Ict. In totale, secondo fonti giudiziarie, la ex leader è coinvolta in oltre 200 inchieste per reati gravi: omicidi, tentati omicidi, sequestri di persona e altri crimini, tra cui anche ipotesi di genocidio.