Bankitalia cede le quote. E a pagare sono le Fondazioni

di Sergio Patti

Si stringono i tempi per la cessione delle quote del capitale della Banca d’Italia previsto dalla riforma che all’inizio di quest’anno ha portato alla rivalutazione del capitale di via Nazionale a 7,5miliardi. Chi comprerà l’istituto di Via Nazionale? Palazzo Koch avrebbe già più di un’idea idea di massima, dopo aver sondato il mercato dei potenziali acquirenti. Che tanto per cambiare sarebbero le solite Fondazioni bancarie, ancora evidentemente non stufe di giocare al risiko finanziario (dove hanno perso pure la camicia, con casi arrivati a un passo dal fallimento, a partire da Rocca Salimbeni).

PARTECIPAZIONE STERILE
La legge di riforma prevede che nessun partecipante (azionista) al capitale di via Nazionale abbia più del 3% delle quote. UniCredit (22,1%), Intesa Sanpaolo (42,1%) e Banca Carige (4%) sono sopra il tetto, per un totale – insieme ad altre – del 94,33 per cento. Solo il 5 per cento è proprietà di enti pubblici come Inps e Inail. Si tratta di un retaggio del passato, che risale all’epoca delle banche d’interesse nazionale. Ora, nonostante non si sia mai consentito a queste banche (quando erano pubbliche e a maggior ragione una volta divenute private) una benché minima possibilità di incidere sugli indirizzi di vigilanza della Banca d’Italia, a nessuno sfugge l’opportunità di trasferire queste quote ad enti pubblici oppure a una fondazione creata ad hoc, come in Francia. Mentre le banche private spingono dunque per cedere i loro pacchetti e far cassa, trovare gli acquirenti non è troppo facile. Lo statuto di Bankitalia prevede infatti che l’istituto debba essere di proprietà pubblica. Ed è difficilmente immaginabile una banca nazionale posseduta da soggetti privati stranieri, quali sono già alcuni istituti bancari che detengono le quote e presumibilmente altri ancora lo saranno per i processi di aggregazione in atto a livello continentale dopo la crisi.

I DUBBI
Altro problema resta la valutazione dell’asset. Quanto vale la Banca d’Italia? L’anno scorso una commissione di esperti valutò il patrimonio, arrivando alle cifre ormai note, ma i dubbi su come si possa valutare una banca centrale, il cui valore è solo nozionale, non sono mai scomparsi. Il capitale nominale della Banca d’Italia ricordiamo che è fissato al livello simbolico di 156mila euro, suddiviso in 300mila quote del valore di 0,52 euro ciascuna. Le banche, tuttavia, hanno iscritto nei loro bilanci valori molto superiori oltre che molto difformi tra di loro.