Bankitalia smonta la ragioneria

di Stefano Sansonetti

La Banca d’Italia va all’assalto della Ragioneria generale dello stato. Dopo Mario Canzio, che ha lasciato il posto di numero uno del Dipartimento a Daniele Franco, già capo dell’area della ricerca economica di palazzo Koch, presto potrebbe arrivare l’uscita di altri due pezzi grossi della Ragioneria. Parliamo di Francesco Massicci, da anni al vertice dell’Ispettorato generale per la spesa sociale, e di Roberto Ferranti, numero uno dell’Ispettorato generale per la contabilità e la finanza pubblica. Dalla blindatissima Ragioneria filtra soltanto che i due funzionari viaggiano veloci verso l’età della pensione. Un elemento che potrebbe suffragare le indiscrezioni di una loro uscita imminente. Il fatto è che per la loro sostituzione si starebbe pensando di attingere ancora una volta alla riserva della Banca d’Italia, favorendo l’ingresso di altri due dirigenti di palazzo Koch. L’operazione sarebbe all’esame del ministro dell’economia, Fabrizio Saccomanni, ex direttore generale di via Nazionale, e dello stesso Franco, che il nuovo inquilino di via XX Settembre ha fortemente voluto sulla tolda di comando della Ragioneria. Ieri la nomina ha passato anche il vaglio del consiglio dei ministri.

Non c’è dubbio, però, che sulla Ragioneria si stiano registrando in questi giorni tensioni a non finire. Massicci e Ferranti sono due big del Dipartimento, capi di alcuni tra gli ispettorati più importanti per quanto riguarda il controllo dei flussi della spesa pubblica. Massicci, in particolare, è considerato uno dei massimi conoscitori della spesa sanitaria. Ferranti vanta una poltrona pesante anche nel collegio sindacale dell’Eni, configurando una di quelle situazioni di incompatibilità su sui Tesoro e Consob stanno ragionando (vedi La Notizia del 9 maggio scorso). In base a un decreto legislativo del 2010, infatti, non sarebbe consentito a un dipendente del ministero dell’economia di sedere nell’organo di controllo di una società controllata dallo stesso dicastero. Ma soprattutto i due grand commis fanno parte della squadra consolidatasi in questi anni attorno all’ormai ex Ragioniere generale dello stato, Canzio, che sedeva al Dipartimento dalla bellezza di 41 anni.

Sullo sfondo si intuisce la volontà del ministero dell’economia, sotto la regia di Saccomanni, di fare consistenti cambiamenti dalle parti della Ragioneria. Una struttura spesso accusata in questi ultimi anni di aver ostacolato l’approdo di diversi provvedimenti, forte di un potere di interdizione molto incisivo. C’è anche chi ricorda come l’ex premier Mario Monti, nel tentativo di agire sui flussi di spesa, sia stato costretto ad affidarsi all’ex commissario Enrico Bondi. Un tentativo di “aprire” una struttura granitica. Un vero e proprio potere dentro via XX Settembre.

@SSansonetti