Basta apprendisti stregoni. Alitalia verso il cambio di rotta. Il Governo alle prese con la scelta dell’Ad. L’unica certezza: serve un manager del settore

Tra pandemia, Stati Generali dell’economia e le fibrillazioni quotidiane della politica, è finito in secondo piano il destino di Alitalia, la compagnia messa in sicurezza con un nuovo massiccio intervento dello Stato ma senza ancora la nuova governance, che dovrà rilanciarla. Un lavoro non facile, come dimostrano tutti i fallimenti del passato, e soprattutto da fare presto, prima che si bruci pure la nuova cassa. Per questo conta molto il fattore tempo, al quale va però associata la qualità del timoniere, che l’esperienza di quasi tutti gli ultimi Ad consiglia di individuare tra gli esperti del trasporto aereo, e non tra i manager anche di rango ma poco avvezzi a un comparto diventato più proibitivo dopo lo tsunami del Covid.

Su questo può essere utile ripercorrere la lista dei “successi” dei capo azienda succedutisi addirittura dal 1974 a oggi, con poche eccezioni come quella di Cempella e Zanichelli. La principale esperienza di Roberto Schisano prima di guidare l’Alitalia era infatti solo quella in Texas Instrument (information technology), mentre Francesco Mengozzi arrivava da Fincantieri, Italstat, Iritecna e Rai. Non c’è nulla che voli anche nel curriculum di Roberto Cimoli, proveniente da Snia Viscosa, Montefibre, Montedison, Edison e Ferrovie. Proprio la sua gestione si chiuse con risultati particolarmente deleteri, cosa che non gli evitò di rivendicare una buonuscita milionaria prima in Fs e poi nella stessa compagnia aerea.

Rocco Sabelli provò a mettere una pezza dovendo imparare tutto da zero sul settore, in quanto proveniente dallo Zuccherificio Molise, Gepi. Ageni (Gruppo Eni), Telecom Italia e Piaggio. Andrea Ragnetti invece vantava come incarichi precedenti i passaggi in Procter&Gamble e Philips, Gabriele del Torchio New Holland, Fai (macchine movimento terra), Cifa (calcestruzzo), Carraro e Ducati. Niente di associabile al business dell’aviazione pure per Silvano Cassano, proveniente da Hertz, Fiat, Benetton e GNV.

Alla luce di questo scenario si comprende meglio lo stallo in cui si trovano i decisori su una nomina tanto delicata non solo per Alitalia ma anche per lo stesso Governo, in quanto su questa compagnia prima l’ex ministro delle Attività produttive Luigi Di Maio e poi il premier Conte hanno fatto una scelta precisa, evitandone la quasi inevitabile messa in liquidazione. Il nome che c’è sul tavolo del presidente del Consiglio, dei ministri Gualtieri, Patuanelli e De Micheli è al momento quello di Fabio Lazzarini, dirigente che sta gestendo con generale apprezzamento l’operatività del vettore sotto commissariamento. La cloche della compagnia è però ambita, come le ambizioni degli apprendisti stregoni.