Bastonate dall’Antitrust. Ma i colossi pubblici non fanno vivere i privati. In sette anni 1,5 miliardi di sanzioni. La resa di Pitruzzella: è servito a poco

L’ultima relazione del presidente dell’Antitrust, Giovanni Pitruzzella, non è solo una fotografia del lavoro svolto da questa autorità negli ultimi sette anni, e in fin dei conti anche il bilancio di un lavoro che termina, visto che tra breve scade il mandato e lo stesso Pitruzzella lascerà l’attuale incarico per trasferirsi alla Corte di Giustizia in Lussemburgo. Nei numeri forniti ieri c’è la prova schiacciante che in Italia le logiche di mercato sono ancora calpestate, soprattutto da alcuni gruppi partecipati dallo Stato o che in passato sono stati monopolisti pubblici. Per questo motivo nei sette anni l’Antitrust ha comminato complessivamente sanzioni per poco meno di un miliardo e mezzo di euro e aperto più di 130 casi, mentre “le decisioni con impegni, che escludono la sanzione e che avevano caratterizzato il precedente periodo, sono diminuite passando dal 49% del settennato precedente a circa il 26% del totale dei casi decisi”. A riferirlo è stato proprio Pitruzzella, nell’annuale Relazione al Parlamento, dove è stato evidenziato come sotto la sua guida l’Autorità abbia esteso l’attività anche verso altri obiettivi quali “il contrasto alle diseguaglianze attraverso la lotta alle rendite di posizione”.

Diseguaglianze – “Certamente”, ha detto Pitruzzella, “le politiche di contrasto alle diseguaglianze riguardano settori e attori politico-istituzionali diversi dalle Autorità della concorrenza. Tuttavia, anche un efficace enforcement antitrust ha un ruolo da giocare. Infatti, l’attuazione del diritto della concorrenza riduce le rendite di posizione, che equivalgono a un’appropriazione di risorse da parte di chi ha un elevato potere di mercato, togliendole agli altri. Quando il market power è incontrastato, si realizza un incremento del surplus del produttore che aumenta la ricchezza degli azionisti e dei top manager, cioè di coloro che si trovano nella parte alta della distribuzione dei redditi”. Ma perchè è più determinante che mai – soprattutto su un mercato economico e dei servizi come quello italiano – ridurre le rendite di posizione dominante e consentire l’ingresso e poi uno sviluppo di nuovi soggetti d’impresa? A spiegarlo è stato ancora una volta lo stesso Pitruzzella. “Se non si continua lungo la strada della crescita economica, incrementandola – ha spiegato – sarà difficile ridurre il rapporto tra debito e Pil”. “E sarà ancora più difficile – ha aggiunto – trovare le risorse necessarie per far fronte a quelle politiche di redistribuzione che vengono giustamente invocate per rispondere al bisogno di sicurezza che proviene da chi ha subito le conseguenze della crisi economico-finanziaria, gli effetti disruptive della quarta rivoluzione industriale, l’aggravarsi delle diseguaglianze”. “La concorrenza è un driver dell’innovazione e l’innovazione è il motore della crescita economica”, ha affermato il presidente dell’Antitrust. Un concetto chiaro e sacrosanto, poi però alla prova dei fatti sacrificato dalle strategie dei grandi gruppi, incredibilmente compresi quelli guidati da manager indicati dallo Stato.

Il segretario – Intanto all’Antitrust arriva un nuovo segretario generale. La scelta, annunciata ieri da Pitruzzella, è caduta su Filippo Arena, messinese, classe 1969. L’Antitrust dunque copre subito la casella che era rimasta vuota dopo il trasferimento di Roberto Chieppa alla Presidenza del Consiglio, sempre come segretario generale