Bazoli, Zaleski e i fidi di Intesa. Il credito facile che indigna

di Sergio Patti

Uno schiaffo ai tanti artigiani e imprenditore costretti anche a fallire perché una piccola pratica di finanziamento è stata bocciata dalla banca. Sì, la banca che li conosce da anni e che in tempi di vacche grasse magari li ha convinti a comprare titoli e assicurazioni rivelatesi nel tempo una fregatura. La puntata di ieri di Report, su Raitre, ha mostrato plasticamente quanta responsabilità hanno le banche nella crisi dell’economia reale. Generose, anche in modo sospetto, con alcuni potenti e avare con la clientela che non ha gli strumenti di pressione di finanzieri come Zaleski o di immobiliaristi come Zunino.

Senza garanzie
Così ottenere un piccolo fido è impossibile, mentre una società come la Tassara, di Zaleski appunto, deve restituire più di due miliardi di euro: roba da ricoverare chi glieli ha dati. E invece, chi ha firmato o favorito questi giganteschi prestiti sta serenamente al suo posto con stipendi a molti zeri, a spese dei correntisti. Capita così che più di un miliardo dei due che Zaleski deve complessivamente alle banche arrivino da Banca Intesa San Paolo. Cosa fa allora la banca, dove il nostro artigiano se sconfina di mille euro riceve quantomeno una telefonatina di sollecito a rientrare da parte della sua agenzia? Niente. Anzi, piuttosto che chiedere conto e ragione, ha appena confermato presidente del Comitato di sorveglianza per un altro mandato un signore di 80 anni, Giovanni Bazoli, che guarda caso è socio in affari dello stesso Zaleski. Finanziere francese di origini polacche, Zaleski arrivò in Italia nel 1984 per riscuotere un credito dall’acciaieria Tassara di Breno, in Val Camonica, che riuscì a comprarsi. Socio dal 1996 della finanziaria Mittel, presieduta proprio da Bazoli, il finanziere è lo stereotipo di quel capitalismo relazionale che con piccole quote di grandi società quotate è servito a garantirne gli equilibri e i rapporti di potere. Ieri Bazoli, secondo quanto riportato dal sito molto ben informato Dagospia, avrebbe espresso la preoccupazione per un “attacco” dalla Gabanelli – l’autrice con la collega Boursier della puntata di ieri di Report. Per questo lo stesso anziano banchiere avrebbe avvertito il Consiglio di sorveglianza di Intesa leggendo ai consiglieri una lettera inviata alla Gabanelli: “apprezzo Zaleski per il suo stile riservato e le sue attività benefiche, non ho mai ricevuto favori da lui, non sono mai stati erogati finanziamenti finalizzati all’acquisto di azioni della banca e dal 2007 come “Presidente del Consiglio di sorveglianza non ho più partecipato a delibere riguardanti la Tassara”.

Memoria corta
Ma nel 2006, in quanto Presidente del Cda di Intesa, Bazoli partecipò alla delibera di un prestito alla Tassara di Zaleski per 605 milioni senza garanzie. E che Bazoli lo ammetta o no, i crediti per miliardi a Zaleski non sono stati deliberati dallo Spirito santo. Un caso isolato? Mica tanto. Senza riesumare i fidi illimitati ai tempi dei furbetti del quartierino (Ricucci, Coppola, ecc.) o un altro esempio fulgido del nostro capitalismo relazionale (senza capitali), Salvatore Ligresti, la stessa puntata di Report ci ha ricordato la vicenda dell’immobiliarista Zunino, esposto per 3 miliardi e anche lui salvato dal fallimento dalle banche creditrici. È vero, allo sportello non siamo tutti uguali.