Finisce l’era Benetton in Autostrade. L’ultimo lascito del manager M5S. Dopo dieci mesi di tira e molla passa la linea Palermo

Finisce l’era Benetton ad Autostrade per l’Italia. E’ l’ultimo lascito di Fabrizio Palermo, l’ex ad di Cassa depositi e prestiti.

Finisce l’era Benetton in Autostrade. L’ultimo lascito del manager M5S. Dopo dieci mesi di tira e molla passa la linea Palermo

Finisce l’era Benetton ad Autostrade per l’Italia. E’ l’ultimo lascito di Fabrizio Palermo, l’ex ad di Cassa depositi e prestiti, che i Cinque Stelle avevano voluto e che speravano riuscisse a chiudere definitivamente i conti aperti con questa vicenda che rimane una macchia. A tre anni quasi dal crollo del Ponte Morandi, che il 14 agosto del 2018 provocò la morte di 43 persone, Autostrade ritorna nelle mani dello Stato. L’assemblea degli azionisti di Atlantia (leggi l’articolo) ha approvato con il voto favorevole di 1.129 azionisti, pari all’86,86% del capitale sociale rappresentato, la cessione dell’intera partecipazione detenuta da Atlantia in Aspi al consorzio costituito da Cdp Equity, Blackstone Group international partners e Macquarie European Infrastructure Fund.

All’assemblea ordinaria degli azionisti di Atlantia, che si è riunita sotto la presidenza di Fabio Cerchiai, l’intervento dei soci ha registrato la partecipazione di 1.201 azionisti pari al 70,39% del capitale sociale della società. La proposta del cda è stata approvata con il voto favorevole di 1.129 azionisti pari al 86,86% del capitale sociale rappresentato in assemblea. Hanno espresso voto contrario 60 azionisti pari al 12,75% del capitale rappresentato e si sono astenuti 12 azionisti pari allo 0,39% del capitale rappresentato. Tutti i grandi azionisti e fondi hanno votato sì. Tra questi Edizione, Crt, Gic e anche Tci, il fondo inglese da sempre contrario all’offerta di Cdp. Tra i grandi fondi l’unico ad aver votato contro è Lazard.

La formalizzazione spetta ora al cda convocato il 10 giugno. Una decisione che arriva a 10 mesi e mezzo di distanza dall’accordo con il precedente governo che individuava la soluzione di una Aspi pubblica con l’uscita dei Benetton che di Atlantia detengono il 30%. Sul tavolo dell’assemblea degli azionisti c’era un solo punto all’ordine del giorno: cessione dell’intera partecipazione detenuta dalla Società in Autostrade per l’Italia al Consorzio costituito da CDP Equity, The Blackstone Group International Partners LLP e Macquarie European Infrastructure Fund.

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I soci si sono così allineati alla posizione del cda che nella relazione illustrativa del 30 aprile evidenziava “alcuni miglioramenti” sul fronte del prezzo ma soprattutto confermava come questa offerta fosse nei fatti l’unica strada percorribile (l’alternativa, ormai, era solo il contenzioso). E complice forse la tragedia del Mottarone, con la spada di Damocle delle cause legali, la trattativa ha accelerato verso la conclusione che ormai conosciamo.

L’offerta del consorzio di Cdp mette sul piatto 9,1 miliardi per il 100% di Aspi, riconoscendo una ticking fee (la percentuale corrisposta per compensare i flussi di cassa tra la firma di un accordo e il closing) del 2%. Percentuale che porta la valorizzazione complessiva per l’88,06% di Aspi a circa 9,3 miliardi. Nella trattativa aveva provato a far incursione anche lo spagnolo Florentino Perez ma la sua offerta non si è mai formalizzata. I Benetton potrebbero incassare dall’operazione un assegno di 2,4 miliardi ma i soldi ricavati dalla vendita di Aspi a quanto risulta non andranno agli azionisti ma resteranno ad Atlantia che potrebbe utilizzare la nuova dote per azzerare il proprio debito e in parte per nuovi investimenti.

“Capitolo chiuso! I 3 mila km di Autostrade passano sotto il controllo pubblico. Finalmente d’ora in poi sicurezza e qualità del servizio prevarranno sulla smania di profitto. Avremmo preferito la revoca, ma senza il M5S non ci sarebbe neppure questo risultato intermedio”, commenta Danilo Toninelli, senatore del M5s ed ex ministro delle Infrastrutture. Atlantia ha festeggiato in Borsa con un +2,8%.