Cavaliere in vendita. Un’uscita di scena dolce con l’amico Bollorè. L’idea è quella di un colosso Vivendi-Mediaset. Berlusconi smentisce solo un po’

L’idea è quella di un colosso Vivendi-Mediaset grazie all'amico Bollorè. Berlusconi smentisce solo un po’

di Giorgio Ferrini

C’era una volta il Signor Tv. Quello che ha avuto il merito di inventare da zero la televisione commerciale in Italia. Quello che dopo Tangentopoli stava quasi per fallire e invece quotò Mediaset in Borsa grazie a un colpo di genio del banchiere Cesare Geronzi. Quello che nel 1994 fece la famosa “discesa in campo” e ci regalò 21 anni ininterrotti di conflitto d’interessi. Quello che ha sempre benedetto il canone Rai perché permetteva alla sua Publitalia di raccogliere più pubblicità. Ecco, dopo tante battaglie, adesso Silvio Berlusconi sta per sbarazzarsi della propria creatura preferita, che ormai richiede investimenti monumentali ed energie fresche, per un motivo molto semplice: lui ha 79 anni, Fedele Confalonieri 78 e Gianni Letta ne ha 80. E pur volendo molto bene ai figli, il Cavaliere non pensa che Pier Silvio e Marina, da soli, possano reggere l’urto della rivoluzione e delle concentrazioni che verranno. Meglio fare cassa e investire nel settore finanziario. Confalonieri glielo diceva da tempo.

BOCCONI
Ruperth Murdoch, detto non a caso “lo Squalo”, aveva fiutato la preda di Cologno monzese da tempo e si è fatto avanti con Berlusconi ancora nei mesi scorsi. Sky è una corazzata da 14 miliardi di fatturato, contro i 3,4 di Mediaset (più o meno lo stesso di 10 anni fa). Il sogno era di mangiarsi quantomeno Mediaset Premium, che ha investito 710 milioni per conquistare i diritti tv della Champions League dei prossimi tre anni. Ma non è questo il tipo di uscita di scena che può piacere a un Berlusconi e che può essere digerito dai figli, che bene o male hanno lavorato in azienda per anni. E allora ecco l’avanzata, discreta ma metodica, di Vincent Bollorè, il patron di Vivendi.

LEGAMI
Del resto i registi dell’ingresso della Fininvest in Mediobanca, nel 2007, furono ancora Geronzi e proprio Bollorè. Un favore che Silvio non ha mai dimenticato. Il rapporto fra il finanziere bretone e il fondatore di Forza Italia è diretto, ma gode di mediatore di eccezione come l’imprenditore franco-tunisino Tarak Ben Ammar. L’ipotesi della quale si parla maggiormente è una fusione tra Canal Plus e Mediaset Premium, ma c’è anche lo scenario più direttamente anti-Netflix, con l’unione di Canal Play (Canal Plus) e Infinity (Mediaset). Berlusconi per ora smentisce e parla di in “interesse di Bollorè”, ma solo per contenuti. Ma lo scenario che tracciano coloro che frequentano Arcore è più radicale. Si parla di una vendita, naturalmente “soft”, di tutta Mediaset a Vivendi, in cambio di robuste quote del colosso francese. E a Roma si aggiunge che il passaggio delle tv generaliste da Berlusconi a Bollorè avrebbe già il via libera di Matteo Renzi. Con il premier che ha deciso di non mettere i bastoni tra le ruote a Monsieur Vivendi né su Telecom né su Mediaset. C’è un ulteriore ragionamento che spinge Berlusconi a sbarazzarsi delle tv finché queste ancora hanno un certo valore. Per difenderle politicamente dal concorrente Rai, al momento poco aggressivo su pubblicità e costi, gli servirebbe la Forza Italia di una volta, ovvero un partito del 30%. Invece ormai la sua creatura nei sondaggi sta intorno al 10% e rischia solo di essere una zavorra. E che farebbe Berlusconi dei soldi incassati, a parte lasciarne un gruzzolo in Vivendi? Il consiglio ricevuto da un paio di banchieri d’affari è stato netto: puntare su banche e assicurazioni.