Berlusconi, Montanari: “Ormai siamo al paradosso. L’Italia si inchina a chi ha devastato lo Stato”

Parla il rettore Tomaso Montanari: "Schlein ha sbagliato ad andare al funerale. Meglio Conte che è stato coerente".

Berlusconi, Montanari: “Ormai siamo al paradosso. L’Italia si inchina a chi ha devastato lo Stato”

Nel giorno dei funerali di Stato e del lutto nazionale, se ne va Silvio Berlusconi. Tomaso Montanari, rettore dell’Università per stranieri di Siena, è finito il berlusconismo?
“Al contrario direi che siamo al trionfo del berlusconismo. Si parla tanto di egemonia culturale e io credo che quella di Berlusconi è l’unica che si è affermata. Un modello di uomo con una sola dimensione, quella economica, per la quale l’uomo più ricco d’Italia è anche l’uomo più potente e indiscutibile qualsiasi cosa faccia. La morale, la Costituzione e ogni altra cosa, si devono piegare a lui e non lui a tutto. La misura delle cose è ormai diventata la ricchezza e il potere. Hanno ritenuto di parlare persone lontanissime da lui, dalla Cgil alla Chiesa, per dire che ha avuto successo e che è stato un protagonista come se il protagonismo e il successo non fossero degli strumenti ma degli obiettivi. Ma questo confondere i fini con i mezzi è proprio il berlusconismo in cui se tu sei ricco puoi dire qualunque cosa, come che una ragazza è la nipote di Mubarak, oppure puoi essere amico della mafia e avere al tuo funerale il presidente della Repubblica che ha perso un fratello per mano di Cosa nostra. Siamo al rovesciamento paradossale di tutto ed è sconvolgente. L’Italia oggi si inginocchia a una persona che incarna l’anti-Stato e quindi il contrario della Costituzione”.

Perfino gran parte dei suoi rivali politici, oggi lo elogiano. È in corso una riscrittura della storia per riabilitare l’ex Cavaliere?
“Credo che ci sia una grande fragilità culturale e intellettuale, dunque morale, del Paese. Proprio Berlusconi ha responsabilità enormi nella devastazione di scuole e università che hanno smesso di insegnare il pensiero critico perché quest’ultimo è stato condannato e demonizzato. La cosa più intelligente l’ha detta Rosy Bindi secondo cui ‘lo Stato che si inginocchia a Berlusconi’ è il capolavoro di una persona che ha devastato lo Stato dall’interno fino ad arrivare al punto che lui stesso è stato riconosciuto come un pilastro del Paese. Questa demolizione dei valori è stata fatale e ha contagiato molti politici che evidentemente non hanno una bussola morale. Penso ad Elly Schlein che secondo me ha commesso un grave errore ad andare al funerale di Stato anche se questo è previsto dalla legge. Il rispetto per il defunto si può e si deve avere, non voglio dire il contrario, ma andare alle esequie non è obbligatorio. Se si decide di andarci significa implicitamente riconoscere che Berlusconi se lo meritava. In tal senso trovo apprezzabile che Giuseppe Conte abbia deciso di non prendere parte alla cerimonia”.

D’Alema in un’intervista è arrivato a dire che in fondo l’ex premier “ha avuto qualche ragione sui magistrati”.
“D’Alema parla così in quanto indagato per aver venduto armi alla Colombia. Mettiamo anche le cose nel contesto e per questo mi sembra che D’Alema parli per sé in questa fase. Poi è anche vero che assieme a Berlusconi ha fatto una bicamerale quindi non mi sorprendono certi giudizi. Guardi la realtà è che la sinistra italiana in generale non ha mai fatto granché tanto che la legge sul conflitto di interessi è rimasta un’utopia”.

Come spiega il fatto che tanti giornaloni descrivono l’ex premier come un grande statista ma glissano sulle rogne giudiziarie e sulle leggi ad personam?
“C’è un problema legato alle proprietà di giornali e televisioni. Siamo arrivati al punto in cui non c’è più un rapporto tra giornalisti e notizie ma fra dipendenti e padrone. Berlusconi ha posseduto l’informazione, l’ha stravolta e comprata, e ancora ne paghiamo il conto. Poi che l’Informazione italiana non sia in grande salute non lo scopriamo oggi e basta guardare ai dati sulla libertà di stampa per capirlo”.

Qual è stato l’impatto di Berlusconi sul mondo della comunicazione e dell’informazione?
“È stato un impatto devastante e nulla fa pensare che si tornerà indietro. Dal punto di vista culturale la rivoluzione o l’involuzione berlusconiana che dir si voglia, è iniziata a metà degli anni ‘90 e da quel momento nulla è cambiato, neanche in tempi recenti quando Berlusconi era diventato politicamente irrilevante. Il punto è che l’Italia, come già visto con il fascismo, è un laboratorio di pessimi esperimenti che poi fanno il giro del mondo. Trump, Bolsonaro e Boris Johnson, inutile girarci intorno, non sono altro che copie sbiadite di Berlusconi”.