Biblioteche regno di nessuno

di Antonello Di Lella

Altro che investimenti. Quando c’è da tagliare a pagare il conto più salato è sempre il mondo della produzione culturale. Sul piede di guerra questa volta ci sono i bibliotecari. Professionisti veri e propri che, però, nell’immaginario collettivo vengono identificati troppo spesso come dipendenti non specializzati. Stesso immaginario che però sembrano avere anche il sindaco di Roma Ignazio Marino e il presidente del Consiglio Matteo Renzi. Entrambi pronti a smobilitare il sistema bibliotecario. Ad aprire le danze c’ha pensato il premier, intervenendo a Che tempo che fa su Rai 3, aprendo alla possibilità di impiegare persone inoccupate nelle biblioteche. Molto più grossa l’ha sparata il primo cittadino della Capitale Marino con la proposta di impiegare clochard nelle biblioteche capitoline per far fronte a pensionamenti che si aggirano ogni anno tra il 10 e il 15%. Solo una trovata pubblicitaria? O una provocazione? Certo è che qualche dubbio rimane. E la risposta dei bibliotecari inferociti non è tardata ad arrivare: “Il fatto di essere sociale non significa che una biblioteca può essere gestita da chiunque. Occorre personale culturalmente e professionalmente preparato”, ha tuonato Stefano Parise presidente dell’Associazione italiana biblioteche, “Una biblioteca senza bibliotecari non è una biblioteca, esattamente come un pronto soccorso non è tale senza medici e infermieri”.

Maxi tagli
Da nord a sud, quanto a Torino come a Palermo, non si contano le strutture bibliotecarie chiuse e vessate da tagli. O comunque rimodulate. Perché la strategia utilizzata da comuni o province, è simile in ogni parte d’Italia. Sempre meno le gestioni esternalizzate e affidate a professionisti, il servizio è tornato nel diretto controllo degli enti locali che, però, anche a causa degli effetti della spending review hanno deciso di mettere in atto tagli lineari e indiscriminati. E così la gestione delle biblioteche è stata affidata a dipendenti comunali o provinciali, a seconda dei casi, mandati a colmare buchi senza essere in possesso delle competenze necessarie. Con il venir meno della professionalizzazione del servizio. E una cultura che così rischia un decadimento ancor maggiore. Il quadro che ne deriva è quello della sostanziale negazione del sistema delle biblioteche pubbliche statali sul territorio. E competenze specialistiche desertificate a causa del pensionamento senza sostituzione di centinaia di professionisti del settore.

I bibliotecari
Studio, documentazione, alfabetizzazione informativa, conoscenza dei libri e tanto altro ancora. Sono solo alcune delle peculiarità richieste al bibliotecario del XXI secolo, una professionalizzazione che si sta evolvendo sempre di più. Tant’è che è in rampa di lancio un albo professionale vero e proprio. “I bibliotecari svolgono una professione intellettuale e insieme tecnica”, ha sottolineato il presidente dei bibliotecari Parise, “fatta di regole di catalogazione e di sistemi di classificazione della conoscenza, di standard, linee guida, pratiche di trattamento e ordinamento delle raccolte. Senza i bibliotecari, le biblioteche sono destinate a sbiadire e a perdere la forza”.