Biden taglia i fondi all’Ucraina ma Tajani insiste con l’ottavo decreto armi

Il Consiglio europeo ha confermato il sostegno militare a Zelensky. Ma il fronte bellicista è in frantumi.

Biden taglia i fondi all’Ucraina ma Tajani insiste con l’ottavo decreto armi

Dopo quasi diciotto mesi di guerra in Ucraina e davanti alla controffensiva che arranca, mettendo a nudo ogni velleità di respingere gli occupanti come qualcuno favoleggiava, il fronte degli aiuti militari a Kiev inizia a presentare vistose crepe. Ma se gli Stati Uniti di Joe Biden hanno chiuso i rubinetti, bloccando i 6,2 miliardi di euro chiesti dalla Casa Bianca al Congresso, e la Slovacchia del premier Robert Fico ha annunciato che non invierà altri aiuti, Bruxelles prova a serrare i ranghi nel corso del Consiglio europeo di ieri a Kiev e soprattutto l’Italia non sembra voler rinunciare all’elmetto.

Il Consiglio europeo ha confermato il sostegno militare a Zelensky. Ma il fronte bellicista è in frantumi

Anzi sembra proprio volersi mettere ancor di più in prima linea tanto che il ministro degli Esteri Antonio Tajani, a margine del summit informale dell’Ue, ha detto chiaro e tondo che in vista del prossimo inverno e per garantire la protezione delle infrastrutture, il governo di Giorgia Meloni sta lavorando “all’ottavo pacchetto di armi da inviare a Kiev”. Sempre il vicepremier ha spiegato anche che “l’Italia vuole stare dalla parte dell’Ucraina, vogliamo sostenerla e difendere il diritto internazionale. Vogliamo raggiungere la pace, chiaramente, ma non si ottiene la pace senza giustizia. L’Ucraina deve ottenere giustizia, libertà e indipendenza”.

Il problema è che l’appoggio europeo a Volodymyr Zelensky sembra sempre più vacillante e di questo passo l’Italia rischia di ritrovarsi pressoché sola. Lo si è capito dalle recenti decisioni della Slovacchia che si uniscono alle minacce di sospendere l’invio di altri aiuti che sono piovute da gran parte dell’est Europa, a partire dalla Polonia del premier Mateusz Morawiecki. Scricchiolii che sembrano strettamente legati alle prossime elezioni europee e che difficilmente diminuiranno, anzi è molto probabile che il front del ‘no ad ulteriori aiuti’ possa crescere.

Usa e Slovacchia stringono la cinghia. L’Italia invece pensa a nuove forniture

Lo sa bene Tajani che in queste ore ha spiegato che lo stop annunciato dal premier sloveno “non è un messaggio positivo. Le scelte sull’Ucraina devono essere unitarie. Non si devono creare spaccature nel fronte europeo, perché la forza della Ue è nella sua unità. L’Ucraina sta combattendo per tutti noi e dobbiamo sostenerla. Detto questo, vediamo cosa Fico farà realmente, al di là degli annunci, perché il governo non si è ancora insediato”.

Timori condivisi anche dall’Alto Rappresentante della politica estera dell’Ue, Josep Borrell, che dal Consiglio europeo ha provato a ricompattare il fronte dei Paesi membri ribadendo che “l’Ue resta unita nel suo sostegno all’Ucraina” e che non vede “alcuno Stato membro vacillare”, per poi annunciare di aver proposto all’Ucraina una nuova dotazione bilaterale pluriennale del Fondo europeo per la pace fino a 5 miliardi di euro che dovrà essere approvato entro fine anno. Dichiarazioni che dovrebbero rassicurare tutti sulla solidità europea ma che, in realtà, testimoniano che negli ultimi tempi qualcosa è cambiato.

Dubbi che non sono affatto peregrini visto che li ha fatti propri il ministro degli Esteri lituano Gabrielius Landsbergis, che fa notare che “ci sono messaggi che vengono mandati, da Bruxelles, da Washington e altrove, che possono far nascere dubbi sul fatto che siamo seri” nel proseguo del supporto a Kiev. Ma a preoccupare è soprattutto lo stop a nuovi aiuti disposto dal Congresso americano che Biden dice di poter e voler superare. Dichiarazioni che non sembrano tranquillizzare Borrell che, infatti, a margine del vertice Ue ha detto di stare “discutendo con i nostri alleati e amici americani, affinché garantiscano che questa decisione venga riconsiderata”.

Il problema è che negli Stati Uniti il fronte dello stop agli aiuti cresce di ora in ora e davanti alla possibile vittoria dei repubblicani, le cose per Zelensky rischiano di mettersi molto male. E infatti in queste ore a far discutere è soprattutto Elon Musk – vicino ai repubblicani – che su X, l’ex Twitter, si è messo a sfottere il presidente ucraino affermando che “sono passati 5 minuti e ancora non hai chiesto 1 miliardo di dollari in aiuti”. Una dichiarazione che da un lato dimostra le difficoltà di Zelensky e dall’altro, come spiegano diversi analisti, nasconderebbe un messaggio subliminale al leader di Kiev per fargli capire che il tempo per le richieste di altri soldi è ormai finito.

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