Bilancio e Putin: Tusk & C. dettano ancora l’agenda. Nel quadro finanziario 2021-2027 spicca l’incremento per il Fondo europeo sulla difesa che cresce del 220%

Non solo le fatidiche nomine europee per i cosiddetti “top job”. Mentre l’attenzione mediatica è tutta diretta su cosa potrebbe accadere nei ruoli-chiave dell’Unione europea con la nuova legislatura, gli uscenti Donald Tusk e Jean-Claude Juncker dettano ancora l’agenda. Indisturbati. Prima di fare scatoloni e lasciare spazio al “nuovo”, basta vedere l’intera agenda di discussione del Consiglio Ue di oggi e domani per capire come la volontà sia quella di evitare che l’immediato futuro venga stabilito da chi deve ancora insediarsi. All’ordine del giorno della due giorni di summit tra i capi di Stato e Governo dell’Unione europea, infatti, non c’è solo il “prossimo ciclo istituzionale”, ma anche argomenti di prim’ordine per il futuro dell’Eurozona come il “quadro finanziario pluriennale” e “relazioni esterne”, a cominciare dai rapporti con la Russia.

IL DETTAGLIO. Iniziamo dal primo punto. Sul tavolo c’è il Qfp (Quadro finanziario pluriennale, appunto) relativo agli anni 2021-2027. Un settennio in cui sicuramente non vedremo la Commissione di ora. Eppure a pianificare finanziamenti e programmi è proprio la squadra di Juncker. Secondo la documentazione che si troverà sul tavolo il Consiglio, gli stanziamenti per tutto il periodo saranno pari a 1.135 miliardi di euro, divisi ovviamente per i vari capitoli di spesa. Ed è qui che ci sono le novità più significative. “La Commissione europea – si legge nella documentazione relativa all’incontro del Consiglio – propone di innalzare gli attuali livelli di finanziamento in settori considerati prioritari e ad alto valore aggiunto europeo”.

Tra questi, accanto a ricerca, innovazione e agenda digitale, troviamo anche “difesa e sicurezza interna”, capitolo cui andranno ben 27,5 miliardi di euro, di cui 13 per il nuovo Fondo europeo per la Difesa. L’incremento è impressionante rispetto al settennio precedente: +80% per quanto riguarda la sicurezza e +220% per quanto riguarda il Fondo europeo per la Difesa. A tutto questo si affiancano anche le politiche di “azione esterna” per altri 123 miliardi di euro (+22%). C’è da dire, però, che i tempi non sono immediati: l’approvazione del bilancio, infatti, secondo la road map fissata dovrebbe avvenire non prima di ottobre, prima che la palla passi al Parlamento europeo che, tuttavia, potrà solo approvare o respingere (senza dunque emendare) quanto già deciso dal Consiglio europeo.

Altro tema, come detto, è quello delle “relazioni esterne”. Il Consiglio europeo punta il dito soprattutto sulla Russia di Vladimir Putin ed esprime “grande preoccupazione” per il decreto presidenziale del 24 aprile scorso che, dice l’Ue, ha semplificato le procedure di rilascio dei passaporti in alcune zone delle regioni ucraine di Donetsk e Luhansk”, in contrasto con quanto deciso e specificato con l’accordo di Minsk. Ed è per questo che, si legge ancora nella documentazione, il Consiglio europeo potrebbe dichiararsi pronto “a prendere in esame ulteriori opzioni, tra le quali il non riconoscimento dei passaporti russi rilasciati” perché sarebbero illegittimi. Una durissima presa di posizione che lascia pensare, considerando il periodo post-elettorale e la crescita di movimenti populisti non sgraditi proprio al leader russo.