Salassi in bolletta. Scoppia la guerra dell’Energia. I trader portano il Garante in Tribunale

Un centinaio di trader e venditori di energia elettrica trascinano in tribunale l'Autorità di settore che li accusa di aver causato l'impennata in bolletta

di Stefano Sansonetti

In pochi se ne sono accorti, ma in Italia si sta combattendo un’autentica “guerra dell’energia” sulla pelle dei consumatori. Il campo di battaglia ha un che di esoterico, visto che ruota intorno a concetti a prima vista riservati a una ristretta cerchia di iniziati: “uplift”, “dispacciamento”, “sbilanciamento volontario” e via dicendo. Termini che paiono scelti apposta per non fare capire nulla al cittadino e gabbarlo appena possibile. Ma in realtà capire si può, anche se prima è necessario entrare in una sorta di girone dantesco. Diciamo che la guerra in questo momento vede un centinaio di venditori/trader di energia elettrica opporsi all’Autorità di controllo sul settore guidata da Guido Bortoni. Questi operatori hanno addirittura messo in campo pesi massimi del foro amministrativo come gli studi legali Scoca e Cerulli Irelli, che stanno gestendo diversi ricorsi alla giustizia amministrativa.

Oggetto del contendere – Dal loro punto di vista l’Autorità per l’energia imputa ingiustamente a venditori e trader la colpa dell’aumento della bolletta elettrica fatto registrare nel 2016, con un salasso per gli italiani da 1 miliardo di euro provocato dal cosiddetto “uplift”. Che roba è? Si tratta del corrispettivo fissato da Terna, la società pubblica che gestisce la rete di trasmissione nazionale, per comprare l’energia sul mercato del “dispacciamento”. Per comprenderne il funzionamento bisogna considerare che l’immissione di energia nella rete dipende da previsioni di fabbisogno dei clienti (famiglie e imprese) che possono non essere azzeccate da parte degli operatori. Per questo Terna, da poco guidata dall’Ad Luigi Ferraris, si rivolge al mercato del dispacciamento per approvvigionarsi delle risorse necessarie a garantire il bilanciamento del sistema, ovvero a far sì che domanda e offerta di energia siano sempre in equilibrio. Naturalmente i costi sostenuti in tal senso dalla società pubblica si scaricano immediatamente sulla bolletta pagata da ignari cittadini. Detto questo, l’Autorità contesta ai trader/venditori di avere effettuato “sbilanciamenti” volontari, cioè di aver assunto comportamenti opportunistici prelevando quantità di energia differenti rispetto a quelle che sarebbero derivate da una diligente previsione. Il tutto allo scopo di far soldi sul successivo mercato del dispacciamento, dove l’energia viene venduta a prezzo più caro.

L’operazione – L’Autorità di Bortoni è a tal punto convinta di queste responsabilità da aver inviato, secondo quanto risulta dalle informazioni più aggiornate, la bellezza di 96 provvedimenti prescrittivi nei confronti di altrettanti trader/venditori, chiedendo loro la restituzione dei presunti extraprofitti. Nel mirino, a quanto pare, ci sono gruppi come Illumia, Eviva, Europe Energy, Electrade, Duferco e via dicendo. Però per i venditori, tra i quali in ogni caso qualche furbo ci sarà senz’altro, quello degli uomini di Bortoni è un clamoroso abbaglio, che può essere facilmente smentito con dati ufficiali diffusi da Terna. Proprio per questo stanno facendo piovere decine di ricorsi al Tar per ottenere la sospensiva di questi provvedimenti prescrittivi dell’Authority, spesso e volentieri ottenendola. Di più, perché gli operatori in questione rilanciano e indicano nei big della produzione, Enel e Sorgenia in primis, i veri responsabili del salasso a carico dei cittadini, che peraltro sarebbe rimasto immutato anche nel 2017.

Le carte – Per sostanziare l’accusa, trader e venditori citano dati di Terna, secondo i quali sull’aumento dell’uplift avrebbero inciso in modo preponderante proprio i produttori. Ma in che modo? La responsabilità principale sarebbe da ricondurre ad alcuni impianti che, per ubicazione e caratteristiche tecniche, sono indispensabili nel mercato del dispacciamento perché praticamente insostituibili. Il riferimento principale è all’impianto a carbone di Brindisi Sud, di proprietà dell’Enel. Questo, secondo le ricostruzioni dei venditori, sarebbe stato utilizzato furbescamente dal colosso elettrico con l’intento di passare all’incasso proprio vendendo energia sul più remunerativo mercato di dispacciamento. Un andazzo che avrebbe fatto ricca l’Enel, almeno fino a maggio di quest’anno, quando l’Autorità ha inquadrato l’impianto di Brindisi Sud come essenziale, e quindi con vincoli tariffari ben precisi.

Il dettaglio – Ma che l’Enel abbia qualche colpa è dimostrato anche dall’istruttoria predisposta sul punto dall’Antitrust, innescata da una segnalazione della medesima Autorità per l’energia. Istruttoria che è stata recentemente chiusa con l’accettazione, da parte del gruppo guidato dall’Ad Francesco Starace, di impegni che dovrebbero portare a un incisivo contenimento dei costi sostenuti da Terna nell’acquisto dei servizi di dispacciamento. Il tutto per il tempo necessario allo sviluppo infrastrutturale della rete locale. Enel, in particolare, si è auto-imposta per gli anni 2017, 2018 e 2019 un limite massimo alla redditività del proprio impianto di produzione di energia elettrica di Brindisi Sud che dovrebbe garantire una riduzione dei costi in bolletta per le famiglie e le imprese pari a 507 milioni di euro per questi tre anni. Così almeno è stato comunicato. Nei confronti di Sorgenia, che è proprietaria nella stessa zona di un impianto a Brindisi, il procedimento invece si è concluso rilevando l’assenza dei presupposti di legge per intervenire nei suoi confronti. Ma venditori e trader non sono affatto convinti di questi esiti. E nel rilanciare la loro posizione puntano l’indice anche su altri operatori come Edison e alcune ex municipalizzate: questi ultimi, avendo portafogli clienti per tantissimi Megawatt, avrebbero l’opportunità di effettuare sbilanciamenti più cospicui rispetto a operatori più piccoli. Si dà infatti il caso che nel 2017 l’Autorità abbia fissato il limite massimo degli sbilanciamenti al 30%, ritenendo non “diligenti” quelli oltre questa soglia. Ma è chiaro che il 30% è molto meno limitante per chi, come un grande operatore, lo deve applicare su un portafoglio clienti per migliaia di Megawatt. Insomma, a tutta questa serie di osservazioni sono seguite decine di ricorsi al Tar, con cui venditori e trader stanno chiedendo la sospensiva dei provvedimenti prescrittivi dell’Autorità per l’energia, spesso ottenendo ragione.

La posizioneLa Notizia ieri ha chiesto alla stessa Authority di sapere quanti sono esattamente i trader destinatari di provvedimenti prescrittivi e a quanto ammonta il presunto extraprofitto complessivo di cui è stata chiesta la restituzione. Sul punto la struttura ha detto che “al momento non sono pubblicati elenchi”, ma ha voluto aggiungere che “non tutte le sospensive presentate dai venditori sono state accolte dal Tar”. Inoltre La Notizia ha chiesto se sono in corso accertamenti anche nei confronti di grandi produttori, visto che dalle tabelle di Terna risulta una loro evidente influenza sull’andamento del cosidetto “uplift” che fa aumentare la bolletta. Ma in questo caso l’Autorità ha preferito rinviare all’esito dell’istruttoria condotta dall’Antitrust. La partita, come si vede, è enorme. E per ora viene giocata nel più assoluto silenzio.

Twitter:@SSansonetti 

Uplift, dispacciamento e sbilanciamenti. Ecco il glossario esoterico per gabbare i cittadini in bolletta

Il funzionamento del mercato dell’energia è molto più complicato di quanto si possa immaginare. Il terminale ultimo sono gli italiani che pagano la bolletta, ma la catena è fatta di tanti anelli, nei quali purtroppo a volte si annidano dettagli diabolici. Ecco i termini più complicati utilizzati dal sistema per decrivere il mercato.

DISPACCIAMENTO
E’ il nome che viene dato al mercato utilizzato da Terna, il gestore pubblico della rete nazionale, per tenere in equilibrio il sistema. Non tuti infatti sanno che l’energia immessa nella rete è quella che deriva da previsioni di fabbisogno fatte dai vari operatori, trader o produttori che siano. Se queste previsioni si rivelano sbagliate, magari perché in difetto, interviene Terna che acquista sul cosiddetto mercato del dispacciamento, dove però l’energia costa di più. E l’onere si riversa subito sulla bolletta pagata da tutti noi.

UPLIFT
Con questo termine si indica proprio il corrispettivo, stimato e fissato da Terna, per l’approvvigionamento di energia elettrica sul mercato del dispacciamento. Sull’uplift fissato da Terna, il cui costo si scarica sulla bolletta degli italiani, influiscono i comportamenti di trader e produttori, che a volte possono essere opportunistici.

SBILANCIAMENTI VOLONTARI
Sono i comportamenti opportunistici che trader o produttori possono assumere a scopo di lucro, facendo però pagare di più gli italiani in bolletta. Un comportamento opportunistico si ha quando un operatore preleva energia oltre una certa soglia di previsione considerata “diligente”, allo scopo di revenderla sul più remunerativo mercato del dispacciamento.