Erdogan bombarda i curdi. E la Nato lo appoggia. Dopo i raid di Ankara ora si temono vendette jihadiste in Turchia. Un allarme lanciato anche dalla Farnesina

A parole si dice pronto a combattere l’Isis. Ma nei fatti il premier turco Recep Erdogan punta soltanto ad affossare il regime di Bashar Assad, annettersi parte dei territori siriani e far carne di porco di quei gruppi curdi dimostratisi gli unici in grado di fermare l’avanzata del Califfato. Il piano di Erdogan piace addirittura alla Nato. Ieri, infatti, a Bruxelles (su richiesta della Turchia) si sono riuniti gli ambasciatori dei Ventotto Paesi delle Nazioni Unite per esprimere solidarietà per l’offensiva in corso contro i gruppi dello Stato islamico e contro le formazioni del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk). Nella riunione, il segretario generale delle Nazioni Unite, Jens Stoltenberg, ha chiarito che che l’Alleanza “non è coinvolta” nella creazione di una zona cuscinetto in Siria per proteggere i profughi. “È una questione bilaterale tra la Turchia e gli Stati Uniti”, ha spiegato, riferendosi alla creazione di una “zona sicura” nel nord della Siria, lungo la frontiera con la Turchia, che sarebbe stata concordata tra Washington e Ankara. Erdogan si è detto certo della disponibilità dell’Alleanza di adottare tutti i provvedimenti necessari. “Se un Paese membro Nato è sotto attacco, l’Alleanza deve sostenerlo in ogni modo”, ha ricordato Erdogan, citando l’articolo 5 del Trattato Nord-Atlantico che prevede l’intervento degli Stati membri se uno dei Paesi dell’Alleanza è sotto attacco. Intanto, le autorità turche hanno lanciato un’allerta per la possibilità di attentati sui mezzi pubblici a Istanbul, in particolare per alcune stazioni della metropolitana. Un allarme rilanciato dalle cancellerie europee, con segnalazioni anche sul sito Viaggiare sicuri della Farnesina.