Bonus Iva, si dimette Forcolin. Zaia annuncia che il suo vice non sarà ricandidato insieme ad altri due consiglieri. Si allunga la lista dei furbetti

“Il vice presidente Forcolin si dimette da tutte le cariche e non sarà ricandidato”. E’ quanto ha annunciato il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, in conferenza stampa parlando dello scandalo bonus per le partite Iva erogato dall’Inps. Oltre al vice presidente Gianluca Forcolin, anche i consiglieri regionali Alessandro Montagnoli e Riccardo Barbisan non saranno ricandidati.

“Quando ho letto la notizia del bonus – ha spiegato Zaia – richiesto anche da consiglieri regionali, ho chiesto subito ai miei se tra loro ci fosse qualcuno che lo aveva fatto. Mi hanno risposto sì il vicepresidente Forcolin e i consiglieri Montagnoli e Barbisan, che hanno detto di aver girato i soldi ad altre realtà, mentre Forcolin il bonus non l’ha percepito e nemmeno ha presentato ulteriore documentazione alla richiesta fatta all’Inps”.

“Ho deciso di dare le mie dimissioni da Vicepresidente, assessore e consigliere regionale – ha spiegato Forcolin – per il rispetto che ho nei confronti dei veneti che mi onoro di rappresentare. Ho comunicato la mia decisione al Presidente Zaia, con cui da anni lavoro con lealtà ed onestà. Ho deciso inoltre di non ricandidarmi alla carica di Consigliere, perché credo sia giusto che in campagna elettorale si torni a parlare della straordinaria legislatura che sta terminando e non del sottoscritto. A testa alta e con la schiena dritta ho preso questa decisione, nonostante non abbia percepito nessun bonus e la richiesta mai perfezionata sia partita di default dallo studio”.

“Sono fortemente amareggiato dalla violenza mediatica e dalla macchina del fango che mi ha investito in questi giorni – ha detto ancora il vicepresidente dimissionario della Regione Veneto -, ma sono allo stesso tempo orgoglioso e consapevole di aver lavorato in tutti questi anni con onestà e trasparenza, sempre per il mio territorio, sempre per i Veneti. Ringrazio il Presidente Zaia per la stima e la fiducia che ha riposto in me in questi anni, come pure i colleghi di giunta e consiglio e i tantissimi militanti e cittadini comuni che in queste ore mi stanno dimostrando una vicinanza e un affetto che scaldano il cuore. Infine, ma non ultimo, un grazie alla mia famiglia perché i ruoli cambiano, le cariche passano, ma i valori e gli affetti quelli per fortuna non passano mai”.

Ma la lista di amministratori, di ogni schieramento politico, che per un motivo o per l’altro hanno chiesto o ottenuto lo stesso bonus pare allungarsi. Gli ultimi a entrare nell’elenco sono il sindaco M5S di Campobasso, Roberto Gravina, il primo cittadino di Treviglio, il leghista Juri Imeri, l’assessore regionale delle Marche, Moreno Pieroni. Con i dovuti distinguo rispetto al caso dei deputati – che guadagnano 12mila euro al mese – resta il punto: se i due sindaci hanno un’indennità mensile lorda che si aggira intorno ai 3.400 euro, un consigliere e assessore delle Marche come Pieroni riceve emolumenti lordi per più di 9mila euro al mese.

A Campobasso è stato lo stesso Gravina ad ammettere di aver ricevuto le due tranche del bonus per marzo e aprile: “Io non vivo di politica, faccio l’avvocato, ma quella erogazione l’ho immediatamente devoluta al fondo del Comune attraverso un bonifico”. Il sindaco di Treviglio Imeri invece ha spiegato al Corriere della Sera che è il commercialista che “li ha chiesti”. Per Pieroni invece è stato il socio.