La Brexit per ora è scongiurata. Ma l’accordo tra Europa e Londra potrebbe non bastare

Accordo raggiunto sui tavoli europei per evitare la Brexit. Davide Cameron ora può chiedere di votare sì al referendum di giugno. Cameron ha affermato che spiegherà agli elettori che “è meglio riformare l’Unione europea da dentro e restare nel mercato interno piuttosto che uscirne e rinegoziare 27 accordi bilaterali”.

Il premier inglese ha spiegato che grazie alla sua battaglia la Gran Bretagna avrà “uno statuto speciale”, che “non farà mai parte del superstato europeo”, né mai di “un esercito europeo”. E ancora, sostiene che il Regno Unito ha costretto l’Europa a “tagliare la burocrazia”.  E assicura che Londra ha “riconquistato il controllo” sulle sue frontiere, riuscendo a bloccare gli abusi dei lavoratori europei che “sfruttano il nostro sistema di welfare”.

La Gran Bretagna ha ottenuto la possibilità di “poter limitare l’accesso ai benefici (spalmato su quattro anni) per 7 anni fino al 2024. Passa anche l’indicizzazione degli assegni per i figli rimasti in patria dei lavoratori europei emigrati nel Regno Unito, che saranno pagati in base al reddito medio del paese di residenza. I benefici, però, non saranno retroattivi.  Fa parte dell’accordo anche l’autonomia per banche, assicurazioni e istituzioni finanziarie della City dal ‘single rulebook’ europeo. Autonomia con l’obbligo di rispettare “condizioni di parità nel mercato interno”. Senza dimenticare che dovranno essere rispettati i poteri delle authority europee.

Il premier ha intanto stabilito la data del referendum nel quale gli inglesi si pronunceranno, il 23 giugno prossimo. L’esito non è affatto scontato e persino influenti ministri e il sindaco uscente di Londra Boris Johnson si sono schierati contro il premier Cameron e a favore dell’addio all’Unione europea.