Da Bruno Bossio a Sozzani, trasparenza zero sui contributi elettorali ricevuti. I documenti patrimoniali dei due onorevoli indagati in Calabria e in Lombardia sono pieni di omissis

I parlamentari sono tenuti a rendere noti i contributi elettorali ricevuti

Per qualcuno saranno solo facezie. E, in un certo senso, lo sono pure, specie se confrontate con le accuse che le procure di Milano e Catanzaro rivolgono loro. Però stupisce come la deputata dem Enza Bruno Bossio (nella foto) e il deputato forzista Diego Sozzani, una indagata in Calabria, l’altro in Lombardia, siano accomunati da un dettaglio che riguarda la documentazione patrimoniale che tutti i parlamentari sono tenuti a pubblicare sul sito istituzionale di Camera e Senato.

Entrambi, infatti, hanno ricevuto contributi elettorali da terzi. Tutto legittimo, per carità. Peccato, però, che i nomi di queste persone o di queste società in entrambi i casi risultano anneriti. Con buona pace per la trasparenza. Per quanto riguarda la Bruno Bossio, ad esempio, sappiamo che la stessa ha ricevuto finanziamenti per 10mila euro. Il nome del donatore però è barrato con una grossa linea nera. Sappiamo solo che trattasi dell’amministratrice unica di una società e che la stessa è nata a San Demetrio Corone (Cosenza) nel ‘66.

Per carità: nulla di illegale anche perché la legge, di fatto, obbliga solo alla pubblicazione della documentazione. Certo: c’è la questione della privacy, ma un conto è nascondere dati sensibili, come indirizzi civici o targhe di veicoli, un altro è cancellare i nominativi dei finanziatori delle campagne elettorali dei politici, soprattutto quando parliamo di cifre così importanti. Come nel caso di Sozzani. In questo caso, infatti, i contributi ricevuti risultano essere tre, tutti oscurati da un bel riquadro nero. Per un totale di ben 40mila euro. C’è da dire, però, che quest’andazzo non tocca soltanto i due onorevoli indagati, ma una nutrita flotta di deputati.

Come già ricostruito da La Notizia di ieri, sono tanti i senatori. E ancora di più i deputati. Qualche esempio per capirci. La capogruppo di Forza Italia, Mariastella Gelmini, avrebbe ricevuto in totale contributi per la campagna elettorale per 52mila euro. Ma nessuno dei tre bonifici ha nomi e cognomi espliciti. Stesso discorso anche per il leghista Paolo Tiramani, il quale ha ricevuto il 5 febbraio 2018 un bonifico di 5mila euro. Anche in questo caso il nome è annerito. Come lo sono quelli dei finanziatori della deputata dem Maria Elena Boschi. L’ex ministro ha ricevuto per la campagna elettorale diversi contributi, per un totale di oltre 45mila euro.

In questo come negli altri casi, per una ragione di mera trasparenza, sarebbe stato curioso conoscere i nomi di chi ha deciso di sostenere economicamente questo o quel candidato. Peccato sia di fatto impossibile. È possibile, invece, vedere altro. La Boschi, che nel 2015 risultava possedere 1.557 azioni della martoriata Banca Etruria, ora ha cambiato istituto: detiene 10 azioni della Banca Valdarno.