Buco della Sanità a 1,47 miliardi. Sale la spesa, peggiorano i servizi

La Corte dei Conti scatta un’eloquente fotografia dei bilanci sanitari delle Regioni italiane in “netto peggioramento” nel 2022.

Buco della Sanità a 1,47 miliardi. Sale la spesa, peggiorano i servizi

Il buco della Sanità tocca 1,47 miliardi di euro. Certificato dal Rapporto 2023 sul coordinamento della finanza pubblica della Corte dei Conti. Che scatta un’eloquente fotografia dei bilanci sanitari delle Regioni italiane in “netto peggioramento” nel 2022.

La Corte dei Conti scatta un’eloquente fotografia dei bilanci sanitari delle Regioni italiane in “netto peggioramento” nel 2022

Dati impietosi, soprattutto nelle Regioni a statuto ordinario del Nord, che passano da un avanzo di 40 milioni del 2021 a un disavanzo di circa 178 milioni: un trend negativo su cui pesano soprattutto i conti di Piemonte, Liguria ed Emilia Romagna: 186 milioni di disavanzo. Che sale invece di 150 milioni nelle regioni del Centro, dove se il risultato della Toscana è in miglioramento, è il Lazio a presentare il peggioramento più “marcato”.

I risultati migliori, invece, si registrano nelle regioni del Mezzogiorno. Ma vediamo nel dettaglio le maggiori criticità descritte nel rapporto dei giudici contabili, che vanno dall’oggettiva difficoltà di tutte le Regioni a recuperare terreno nei tempi delle liste d’attesa, al peggioramento della sanità territoriale fino all’incapacità di utilizzare i fondi del Pnrr dei quali si è riusciti a spendere appena lo 0,7% delle risorse stanziate per la Mission 6 Salute.

I disavanzi maggiori in Piemonte, Emilia e Liguria

Nel 2022, la spesa sanitaria pro-capite al netto della mobilità (in altri termini, la spesa riferita alla popolazione residente nella regione) è stata pari a 2.241 euro, con un tasso di crescita rispetto al 2021 del 2,2 per cento. Dal 2019 ad oggi, le regioni non in Piano di rientro hanno registrato un incremento del costo pro capite del 13,1 per cento (il 10,2 le altre). Sono le regioni del Nord a presentare le variazioni più significative in misura maggiore, rispettivamente del 3,6 e del 14,4%.

Quanto alla Rete territoriale, si continuano a segnalare situazioni di inefficiente utilizzo delle risorse ospedaliere e, al contempo, una inadeguatezza della rete stessa: gli indicatori legati agli accessi ai Pronto soccorso che, diminuiti durante la pandemia, sono aumentati nuovamente nel 2021, evidenziando come in numerose realtà territoriali gli ospedali siano il principale (e a volte l’unico) punto di riferimento per l’assistenza. Difficoltà che trovano riscontro sia nel ritardo con cui è stato possibile recuperare le liste d’attesa dei ricoveri e della specialistica ambulatoriale, accumulate durante la pandemia, sia nelle problematiche relative al personale soprattutto ospedaliero.

Nonostante la proroga di alcune misure adottate durante l’emergenza e la possibilità di stabilizzare gli operatori sanitari, nel 2022 si sono rese sempre più evidenti le carenze di organico, specie in alcune strutture. In particolare, sono venute ad aggravarsi criticità nel funzionamento dei servizi di emergenza e urgenza, sia in riferimento all’utilizzo dei cosiddetti medici a gettone, sia, più in generale, in relazione alla disponibilità di risorse professionali necessarie a garantire il funzionamento di una componente cruciale del sistema di assistenza.

Al Centro, la maglia nera va al Lazio. A livello nazionale rete territoriale e liste d’attesa restano le principali criticità

Quanto al recupero delle liste d’attesa, la spesa rendicontata a consuntivo del 4° trimestre 2022 ammonta a circa il 70 per cento del totale. La lettura dei dati evidenzia una forte disomogeneità che dai risultati conseguiti (proporzione delle prestazioni recuperate rispetto al totale delle posizioni in lista al 31.12.2021 e proporzione delle prestazioni recuperate rispetto al totale indicato nei Piani Operativi Regionali). E la spesa sanitaria? Nel 2022 è cresciuta rispetto all’esercizio precedente del 2,9 per cento, raggiungendo i 131,1 miliardi. Mentre continua la graduale flessione dell’incidenza in termini di prodotto rispetto ai livelli raggiunti durante la pandemia: dal 7,4 per cento del 2020, al 7,2 del 2021, a poco più del 6,9 dell’esercizio appena concluso.