Bufera su Gasparri al Senato. Cariche non dichiarate e l’ombra dei Servizi israeliani

La staffetta tra la Ronzulli e Gasparri alla guida del gruppo di FI al Senato avrebbe un altro - e più delicato - piano di lettura.

Bufera su Gasparri al Senato. Cariche non dichiarate e l’ombra dei Servizi israeliani

La notizia sarebbe dovuta essere solo e soltanto l’elezione di Licia Ronzulli a vicepresidente del Senato. Questo, perlomeno, a uno sguardo e a una lettura poco attenta. In realtà, invece, come raccontato in esclusiva proprio da La Notizia, la staffetta tra la Ronzulli e Maurizio Gasparri (che da vicepresidente ha appunto preso il posto della Ronzulli a capogruppo di Forza Italia a Palazzo Madama) avrebbe un altro – e più delicato – piano di lettura. Come documentato ieri dal nostro giornale, infatti, l’esponente di Forza Italia risulta presidente di una società, la Cyberealm Srl, con sede a Largo Donegani, in pieno centro a Milano, che ha per oggetto servizi di cybersicurezza.

La staffetta tra la Ronzulli e Gasparri alla guida del gruppo di FI al Senato avrebbe un altro – e più delicato – piano di lettura

Il punto, però, è soprattutto che l’affare Cyberealm, e società collegate, sono un inedito: il neo capogruppo forzista non ha informato nessuno meno che mai il Senato dell’incarico assunto nel 2021 ai vertici della società e la cosa potrebbe costargli molto caro. E le polemiche prevedibili potrebbero arrivare ad investire i vertici stessi di Palazzo Madama: per questo la decisione di defenestrare con un blitz la capogruppo dei senatori azzurri Ronzulli sostituendola con Gasparri, ma soprattutto la decisione del partito di sbaraccarlo dalla vicepresidenza del Senato assume una luce del tutto nuova. Dopo lo scoop del nostro giornale, però, la notizia si è ampliata. Perché anche Report, la trasmissione di Rai3 diretta da Sigfrido Ranucci, si sta interessando della questione come emerso dall’anticipazione pubblicata ieri proprio dopo la nostra esclusiva.

Report svelerà chi fa parte della società: manager e collaboratori

Come affermato dallo stesso Ranucci nell’anticipazione, Report svelerà chi fa parte della società: manager e collaboratori – sia ufficiali che occulti – con un passato imbarazzante e legati ai servizi segreti di altri Paesi. “Alcuni di loro – svela Ranucci – in questo momento sono impegnati materialmente nel conflitto israelo-palestinese in attività sensibili. Gasparri ha di fatto tessuto per loro relazioni istituzionali per l’assegnazione di commesse tenendo all’oscuro il Senato. Commesse che riguardano tutti i suoi ruoli istituzionali. Prossimamente su Report in onda ogni domenica alle 20.55 su Rai3”. Nomi e collegamenti, dunque. A cominciare da uno che ancora La Notizia ha già fatto: se Gasparri è infatti presidente di questa società, amministratore delegato di Cyberealm è Leone Ouzana con domicilio a Tel Aviv (Israele) proprietario e fondatore nel 2020 della srl collegata ad altre società del settore tlc (Melcom srl con sede in via Prato della Signora a Roma) e consulenza nelle tecnologie informatiche (Atlantica Cyber Security, altra srl con sede nelle centralissima via Barberini sempre nella Capitale).

Dopo l’articolo de La Notizia il capogruppo di FI e presidente della Cyberealm nel mirino di M5S e Avs

Il bubbone, però, intanto è scoppiato. A dimostrato le tante dichiarazioni che si sono susseguite nel corso della giornata. Uno dei primi a intervenire è stato il capogruppo M5S in commissione Vigilanza Rai Dario Carotenuto: “Lo scenario che sta emergendo a carico di Maurizio Gasparri è oggettivamente inquietante e merita un chiarimento. Secondo quanto riportato dal quotidiano La Notizia, l’attuale capogruppo di Forza Italia e showman in commissione di vigilanza non avrebbe comunicato al Senato il suo incarico ai vertici di una società che si occupa di cybersicurezza. Pare anche che tale questione – molto grave ove fosse confermata – sarebbe oggetto di una prossima puntata di Report”.

E ancora: “È necessario fare immediata chiarezza. Se quanto descritto fosse confermato la stessa presenza di Maurizio Gasparri in commissione di vigilanza non sarebbe più compatibile, perché saremmo di fronte a un inaccettabile uso privatistico di una istituzione, con l’aggravante di aver provato (senza alcun successo, ma parliamo pur sempre di Gasparri) di intimidire la libera informazione”. Durissimo il commento anche della vicepresidente dei 5S Alessandra Maiorino: “È vero che Gasparri fa da lobbista presso le istituzioni pubbliche per questa società, i cui manager e collaboratori avrebbero, come sostiene Report, ‘un passato imbarazzante’? Ci sono troppe opacità. Il suo ruolo di senatore impone la massima trasparenza”.

Bonelli: “L’omissione nella comunicazione di cariche societarie è condizione di decadenza”

Una lettura comune ai tanti interventi anche di altri schieramenti, come quello di Sinistra e Verdi, con Angelo Bonelli: “Senatore Gasparri, è vero che lei è presidente di una società di cybersicurezza con sede a Milano, come riportato dal quotidiano La Notizia, e che non avrebbe comunicato al Senato il suo incarico, come prevede la legge? La notizia sarebbe al centro di una prossima inchiesta di Report. Se fosse confermato, è questo il motivo che l’ha portata ad attaccare il conduttore di Report Sigfrido Ranucci, agitando in piena Commissione Vigilanza la carota e il cognac verso lo stesso Ranucci? L’omissione nella comunicazione di cariche societarie è condizione di decadenza. Senatore Gasparri, può rispondere per cortesia?”.

Il riferimento di Bonelli è a quanto accaduto nell’ultima audizione della Vigilanza quando era presente proprio Ranucci, e davanti al conduttore Gasparri l’ha messo sulla graticola evocando per l’occasione un frasario che non lascia nulla all’immaginazione, compreso il riferimento a “telespia sul caso Mancini”. Con una bottiglietta di cognac sul proprio banco ma soprattutto una carota come “regalo” per il conduttore che i più hanno inteso essere la contropartita per il bastone. A spiccare, in mezzo a tante dichiarazioni, è però il silenzio del Pd che, almeno al momento, ha preferito non commentare. Strategie politiche, si direbbe. Quel che è certo – Pd o non Pd – è che il bubbone intanto è scoppiato. Al di là che Gasparri non sia più vicepresidente al Senato.

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