Burkini sì, burkini no. Per il premier Valls è incompatibile con i valori della Francia ma no a un divieto nazionale. Ecco le città che l’hanno proibito

Il burkini è "incompatibile con i valori della Francia e della Repubblica", perché è "l'espressione di un'ideologia basata sull'asservimento della donna".

Il burkini è “incompatibile con i valori della Francia e della Repubblica”, non è un costume da bagno ma “l’espressione di un’ideologia basata sull’asservimento della donna”. La Francia, insomma, va alla guerra del burkini, il costume da bagno ibrido tra burqa e bikini che lascia scoperti solo viso, mani e piedi, pensato per le donne di religione musulmana. Dopo i divieti ad indossarlo decisi da alcuni sindaci della Costa Azzurra e della Corsica, anche il primo ministro Manuel Valls si schiera contro l’uso dell’indumento. Tuttavia, in un’intervista a La Provence, ha detto di non essere favorevole a una legge nazionale contro il burkini. E sulla stessa linea il ministro dell’Interno italiano, Angelino Alfano: “La nostra Costituzione garantisce a tutti la libertà di culto” e un divieto “sarebbe una provocazione”.

Non sono pochi i Comuni che hanno deciso di proibire il burqini. La prima ordinanza municipale contro il costume era stata emessa il 12 agosto dal sindaco di Cannes, David Lisnard, eletto con il centrodestra, che aveva così motivato la decisione: “Il burkini manifesta in maniera ostentata un’appartenenza religiosa” e per questo “rischia di creare disturbo all’ordine pubblico”. In seguito al divieto, nei giorni successivi, tre donne erano state multate nella città della Croisette. La disposizione di Cannes è stata poi emulata dai sindaci di Villeneuve-Loubet, in Costa Azzurra, Sisco, in Corsica e Le Touquet vicino a Calais.

In casa nostra – almeno per ora – nessuno ha emulato i primi cittadini francesi. Anche se un caso ha fatto discutere pure in Italia di recente. Lo scorso 9 luglio in una piscina di Fidenza, nel parmense, una ragazza ha deciso di festeggiare la fine del Ramadan tuffandosi in acqua con i vestiti, scatenando le ire di esponenti di Fratelli d’Italia, Lega Nord e Forza Italia. Ma per il ministro Alfano i divieti non sono la soluzione. “Il mio approccio – spiega Alfano – è costituzionale, perché la nostra Carta garantisce a tutti la libertà di culto; liberale, perché esiste un diritto naturale che precede le leggi e le costituzioni; pragmatico, perché in Italia ci sono un milione mezzo di musulmani che io non posso certo considerare terroristi o fiancheggiatori dei terroristi; severo, perché ho espulso 9 imam in quanto c’è una differenza tra pregare e inneggiare all’odio e alla violenza”.