Caccia ai costruttori. Una pattuglia di volenterosi in bilico tra i berluscones. Una decina di senatori di Forza Italia tentati dall’appello del premier. Continua il pressing su Udc e renziani

Caccia ai costruttori. Una pattuglia di volenterosi in bilico tra i berluscones. Una decina di senatori di Forza Italia tentati dall’appello del premier. Continua il pressing su Udc e renziani

C’è chi ha già chiaro l’obiettivo come Lello Ciampolillo, senatore eletto con il M5s, poi espulso e transitato al Misto per via dei mancati rimborsi, che martedì sera ha avuto i suoi quindici minuti di celebrità per aver votato la fiducia a Conte in extremis creando il panico in aula tanto che si è dovuti ricorrere alla Var (chiesta a gran voce, ironia della sorte, dal senatore Adriano Galliani, e dal viceministro pentastellato Stefano Buffagni), cioè il ricorso alle registrazioni di Palazzo Madama per attestare la validità del suo voto, che ha portato Conte alla sogli agognata dei 156 voti.

Il sogno dell’ex grillino, in virtù anche della sua battaglia contro la xylella – che voleva curare con il sapone, ma del resto ha anche proposto di utilizzare la cannabis contro il coronavirus – e che ha eletto a sua “residenza parlamentare un ulivo per evitarne l’eradicazione – poi avvenuta comunque – sarebbe il dicastero dell’Agricoltura, lasciato vacante dopo le dimissione della collega senatrice di Iv Teresa Bellanova.

Ma più che sugli ex 5stelle, gli occhi sono puntati sull’ala moderata del centrodestra (centristi e Forza Italia, che di pezzi ne ha già persi tre: Renata Polevrini, già da tempo in trattative con esponenti dello schieramento avversario, la grande sorpresa Maria Rosaria Rossi, i suoi trascorsi di vicinanza a Silvio Berlusconi e Andrea Causin, che però per i suoi trascorsi da transfugo in vari partiti era già in bilico) e su Italia viva (da cui al momento si è registrata solo la defezione di Riccardo Nencini).

Sul primo fronte è proprio Causin ieri ad affermare: “Ci sono almeno 10-15 senatori di Forza Italia che avrebbero fatto quello che ho fatto io (votare sì alla fiducia in Senato, ndr) e che si sono anche confrontati con me. Poi però non lo hanno fatto per una questione di calcolo. Non hanno avuto il coraggio di esporsi mediaticamente e non erano sufficientemente liberi”, e si dice pure convinto che in ogni caso siano “esattamente in linea con lui”: in altre parole potrebbero compiere il salto prima o poi.

Ancora in area centrodestra sempre più accreditata la voce secondo cui l’ultracattolica esponente Udc Paola Binetti sarebbe destinata al ministero della Famiglia, del resto alla vigilia del voto la sua posizione era piuttosto ondivaga: “Mai dire mai, la vita è una realtà molto complessa”, un no di ieri che diventerà probabilmente un sì di domani. Per quanto riguarda Italia Viva, significativa la dichiarazione di ieri dell’uomo che sussurra a Zingaretti, alias Goffredo Bettini: “Io penso che la rottura è stata così profonda che non si può far finta di niente.

Addebitare a Conte un vulnus alla democrazia italiana non è superabile. Diverso il discorso per i parlamentari di Iv: “Renzi ha fatto astenere i gruppi perché dentro aveva un malessere e molti di loro non hanno condiviso la crisi aperta da Renzi”. Più che una certezza una speranza però, visto che come al solito i dem non hanno una linea unitaria e ieri il governatore dell’Emilia Romagna ed autorevole esponente dem Stefano Bonaccini si è dichiarato a favore di una ricucitura con il senatore di Rignano sull’Arno, idem il governatore della Toscana, Eugenio Giani.

Quello su cui invece tutti concordano, dalle parti del Nazareno, è la necessità di un bel rimpastino di governo e in ballo non ci sono solo i posti vacanti lasciati dagli esponenti Iv: con spacchettamenti di alcuni dicasteri, nomine a viceministro e altri incarichi governativi, i posti per allettare gli indecisi sono più di quanto si immagini. Si ragiona sui Trasporti separati dalle Infrastrutture (a cui punta Delrio senza troppo dispiacere nel partito per l’inadeguata De Micheli) e di disgiunger la Cultura dal Turismo (Franceschini permettendo).

Per il vice segretario Andrea Orlando si pensa ad un nuovo ministero dedicato alla gestione del Recovery. Dal vertice di maggioranza con i capi delegazione e i leader di partito che si è svolto ieri la linea emersa è ovviamente quella di allargare il perimetro della maggioranza, e si è ben consapevoli che i “volenterosi” che si faranno avanti in qualche modo andranno ricompensati, per quello ci sarebbero i posti di sottogoverno da creare con un decreto ad hoc. In ogni caso l’intera operazione dovrà essere avallata dal capo dello Stato Sergio Mattarella.