Caduto il trono di Spada. Ma sul litorale romano la battaglia non è finita. Ritorna la guerra tra le famiglie. In ballo c’è il mercato della droga

In principio fu la banda della Magliana a mettere le mani sul litorale di Roma. Poi una serie infinita di famiglie, prima i Triassi, poi i Fasciani, quindi gli Spada, tutte decise a guadagnarsi un posto sotto il sole di Ostia. Una faida più che decennale, combattuta tra clan rivali e capace di lasciare dietro di sé una scia di sangue che non ha nulla da invidiare alle guerre di Camorra, a cui negli ultimi tempi ha preso parte anche la Procura di Roma, assestando colpi devastanti alla criminalità del posto. L’ultimo in ordine di tempo è quello di ieri che ha decapitato – ma non annullato – il clan Spada.

Un verdetto, emesso nell’aula bunker di Rebibbia dalla Corte di Assise, con cui sono stati inflitte 17 condanne, per complessivi 147 anni di reclusione, per associazione mafiosa. Un risultato sensazionale, frutto delle indagini iniziate nell’era del procuratore Giuseppe Pignatone e proseguite con il procuratore vicario Michele Prestipino, che non deve trarre in inganno. Eh già perché con la caduta dei re di Ostia, si apre ufficialmente la guerra per la conquista del trono di Spada.

AFFARI D’ORO. Del resto si tratta di un territorio, quello di Ostia, che fa gola alla criminalità. Infatti il litorale è diventato un crocevia per i traffici di droga che, proprio sotto gli ombrelloni, prosperano anche grazie alle rotte intercontinentali che garantiscono un approvvigionamento, pressoché quotidiano, di marijuana, cocaina ed eroina. Una gigantesca quantità di stupefacenti che sta stretta alla piccola cittadina e che quindi viene riversata nelle piazze di spaccio della Capitale e del centro Italia. Un fiume di denaro che i clan, nessuno escluso, hanno reinvestito nelle attività commerciali del posto, inquinando il tessuto imprenditoriale dell’area, e nel controllo del territorio.

VUOTO DI POTERE. Tutte ragioni per le quali le famiglie criminali hanno sempre combattuto una lotta di potere che, per nessuna ragione al mondo, deve essere considerata conclusa. Anzi con la caduta di un re, in questo caso gli Spada, si è venuto a creare un vuoto di potere che qualcuno sembra intenzionato a colmare. Una situazione fantascientifica? Nient’affatto perché le avvisaglie ci sono tutte. Negli ultimi due anni, con l’aumento delle operazioni di polizia, a rialzare la testa sono stati gli eredi del clan Fasciani.

Il clan, infatti, ha affidato i traffici illeciti a Fabrizio Ferreri detto “dentone”, nipote della moglie di Terenzio Fasciani. E quest’ultimo, violando l’alleanza storica con gli Spada, aveva tentato di occuparne gli spazi vitali. Uno scontro che ben presto si risolveva con le gambizzazioni di Alessandro Bruno e Alessio Ferreri, fratello di dentone, gli spari contro l’abitazione di Silvano Spada, e l’immancabile sfilza di arresti. In tutto questo i reduci degli stessi Spada, non sono rimasti a guardare perché con il procedere delle indagini a loro carico, cercavano di tappare la bocca, con una bomba, alla super testimone e pentita Tamara Ianni.

Ma c’è di più perché nel frattempo anche altre famiglie, rimaste a lungo nell’ombra dei più potenti clan, stanno cercando di guadagnare terreno. Così sono emersi dall’oblio prima i sudamericani, poi batterie sparse di giovani 30enni a caccia di gloria e, per non farsi mancare nulla, anche i cosiddetti napoletani. Un gruppo agguerrito, questo, al cui vertice siede Salvatore Sibio detto ‘l’anziano’ e in cui sono confluiti gli uomini di Marco Esposito detto Barboncino, già finito all’attenzione della magistratura. Insomma la guerra non è finita, guai ad abbassare la guardia.