di Gaetano Pedullà
Fatto fuori Letta, tocca a Marino? Renzi, il Terminator che sta decimando il Pd come Berlusconi non era riuscito in vent’anni, ha trovato un’altra testa da tagliare. E il sindaco di Roma sempre più accerchiato da egemonie locali, debiti ereditati e il Vietnam del suo stesso partito, ora rischia grosso. Che ha fatto di così grave? Esattamente come fanno da anni migliaia di sindaci ogni volta che il governo gli toglie un osso, ha minacciato drastiche ripercussioni sui servizi. “Chiudo la città” ha messo in guardia Marino dopo il doppio dietrofront del decreto Salva Roma, ritirato dal governo per evitarne il siluramento in Parlamento. Eppure Renzi stesso, insieme al suo braccio destro Del Rio e a tutti i primi cittadini italiani riuniti nell’Anci, in passato avevano fatto sentire le loro proteste contro l’Esecutivo per situazioni molto meno drammatiche di quelle in cui oggi è impantanata la Capitale. Cambiata casacca, da sindaco di Firenze a sindaco d’Italia, quelle contestazioni però non vanno più bene e così ieri Renzi anziché segnali di comprensione ha mandato un avvertimento al Campidoglio, condannandone i toni ultimativi. Come avviene in natura, quando nella foresta un capo branco sente un esemplare della sua stessa specie lento e ferito, Renzi sembra sentire la debolezza dei suoi stessi compagni di partito. E senza curarsi minimamente della comune appartenenza li sacrifica o li abbandona al loro destino. È la nuova politica, bellezza! Certo che però dirsi compagni di partito, come si faceva una volta dalle parti di Botteghe oscure, oggi così non vuol dire davvero più nulla. E la selezione della specie dei politici, ancora più dell’antipolitica o della politica virtuale a mezzo streaming (guarda che pacchi hanno preso Grillo e Casaleggio!) rafforzerà pure i partiti ma di sicuro non la Politica e quel poco che possono ancora capirne i cittadini.