Cancellato l’abuso d’ufficio, le procure contestano reati più gravi: il paradosso della riforma Nordio è servito

Il vuoto giuridico creato dalla cancellazione dell'abuso d'ufficio decisa da Nordio, è stato colmato con altre accuse. Più gravi

Cancellato l’abuso d’ufficio, le procure contestano reati più gravi: il paradosso della riforma Nordio è servito

Ah i bei tempi nei quali l’abuso d’ufficio era un reato previsto dal Codice penale… In questi giorni al palazzo di giustizia di Milano sono in molti, a partire dagli avvocati difensori (gli stessi che esultavano dopo la cancellazione voluta dal ministro Carlo Nordio), a rimpiangere il recente passato. Soprattutto quelli impegnati nella difesa di costruttori e amministratori pubblici finiti nella rete dei pm  che indagano sull’urbanistica meneghina. Perché, paradossalmente, la cancellazione dell’abuso d’ufficio ha portato all’aggravamento delle accuse nei confronti degli indagati.

Il vuoto colmato con l’accusa di corruzione

Il vuoto lasciato dalla cancellazione della fattispecie legale dell’abuso d’ufficio – quello che per Nordio era un reato residuale, inesistente, che portava solo alla paura della firma da parte degli amministratori pubblici – è stato infatti colmato con l’accusa di corruzione. Cioè con un reato simile, ma comunque diverso, che sta allargando la propria portata.

E, infatti, proprio la corruzione è contestata in alcuni dei più importanti filoni della maxi-inchiesta condotta dai pm Petruzzella-Filippini-Clerici-Siciliano, a partire da quello che riguarda il Re del Mattone, il ceo di Coima, Manfredi Catella, e l’ex membro della commissione paesaggio Alessandro Scandurra. Per i Pm il primo avrebbe pagato fatture per prestazioni inesistenti al secondo, al fine di assicurarsi il suo voto positivo in sede di commissione.

L’abuso d’ufficio trasformato in altro

Ai funzionari dello Sportello unico edilizia di Milano, invece, che erano accusati di abuso d’ufficio la Procura ha cambiato l’ipotesi di reato in corso d’opera. Se prima erano indagati/imputati per aver avallato i presunti falsi degli architetti e dei progettisti, come l’affermare in una relazione asseverata per la Scia che due nuovi torri di 20 piani non aumentano il “carico urbanistico”, ora rispondono direttamente e in concorso del falso ideologico: da 1 a 6 anni (da 3 a 10 anni in alcuni casi) ma soprattutto, nel caso di condanna, reato ostativo che impedisce di accedere ai benefici di legge.

Alcuni (pochi) avvocati lo avevano previsto

Un effetto che era stato previsto da molti giuristi già al tempo dell’abrogazione. Tra questi, come ricorda la La Presse, dall’avvocato Franco Coppi, già difensore di Silvio Berlusconi e Giulio Andreotti. Lo disse ai cronisti del palazzo di giustizia nel 2023: “Togliere l’abuso d’ufficio vorrà dire che i pubblici ministeri procederanno per corruzione, si allargherà il concetto di ‘utilità’ e quindi al posto dell’abuso avremo la corruzione, non mi pare una grande alzata d’ingegno”.

Sul caso concreto dell’urbanistica di Milano nessuno si espone pubblicamente, ma il fascicolo con 75 indagati fra cui il sindaco Giuseppe Sala, Manfredi Catella, Stefano Boeri e l’ex assessore Giancarlo Tancredi in agosto è diventato, nel mondo dell’avvocatura meneghina, lo spunto per discutere delle riforme della giustizia, del ministro Nordio, del referendum costituzionale per la separazione delle carriere.

Quale corruzione contestare?

Dibattito giuridico aperto anche sul tipo di corruzione che ora le procure possano invocare. Nel caso dell’inchiesta milanese, un avvocato che assiste costruttori in un processo al via lo aveva detto sin dal 16 luglio, giorno delle perquisizioni e delle richieste di arresto: “Questo al massimo è un 318 (del codice penale, ndr)” e quindi una corruzione ‘semplice‘.

A palazzo di giustizia ne discutono anche le toghe. “Un 318, da scrivere molto bene”, commenta un sostituto esterno al pool Siciliano-Petruzzella-Filippini-Clerici. “Sì, probabilmente un 318”, aggiunge un gip, stimato nell’ufficio, e preoccupato che l’intera categoria dei magistrati si “giochi la faccia” su una vicenda così delicata.

Linea più sfumata da parte di un altro legale dei collegi difensivi, presente in almeno 3-4 indagini aperte dalla Procura. “L’urbanistica e i palazzi? Sono plurimi casi di abuso d’ufficio, la cancellazione del reato ha creato vuoti normativi e comportamentali devastanti”, risponde facendo alcuni esempi concreti che lo hanno coinvolto negli ultimi mesi in prima persona: assoluzioni portate a casa per i propri assistiti che avevano assunto nella propria amministrazione pubblica parenti e amanti, senza nemmeno dichiararlo.

Tesi che fra i pm di Milano fa sorridere più di qualcuno, dopo che il mondo dell’avvocatura è stato fra i principali sponsor dell’abolizione del reato che punisce il pubblico ufficiale che abusa dei propri poteri, voluta da maggioranza e Guardasigilli. “Gli fa gioco dire così – ironizza con una battuta un procuratore aggiunto – perché guarda un po’: cucù, il reato non c’è più”. Non c’è più ma non ha minimamente fermato la pubblica accusa.