Cancellieri prova a resistere. Ma pagherà l’aiuto alla Ligresti

di Vittorio Pezzuto

Col trascorrere delle ore diventa sempre più precaria la posizione del Guardasigilli Annamaria Cancellieri, ministro tecnico delle larghe intese che fino a qualche giorno fa godeva di una solida stima bipartisan. Il suo comprovato intervento a favore della scarcerazione per gravi motivi di salute dell’anoressica amica di famiglia Giulia Ligresti (il padre Salvatore, patron di Fonsai, ha avuto per un anno alle sue dipendenze suo figlio Piergiorgio Peluso, poi liquidato con una sontuosa buonuscita di 3,6 milioni di euro) divide la politica e mette in imbarazzo il suo grande sponsor Giorgio Napolitano. Il ministro si ostina a rivendicare la correttezza del suo operato ma intanto ha subìto la richiesta di dimissioni dei grillini e soprattutto l’avviso di sfratto trasmessole in prima pagina da la Repubblica: «Cancellieri nega interferenze sul caso Ligresti – si leggeva – ma non spiega la contraddizione di un ministro della Giustizia che subito dopo un arresto telefona in famiglia per dare “solidarietà”. Da quella telefonata nascerà una richiesta d’aiuto dei Ligresti: “Faccia qualcosa”. Da qui la segnalazione da parte del ministro al Dap. E infine l’sms di Antonino Ligresti che chiede conto al ministro: “Novità”? E la pronta risposta: “Ho fatto la segnalazione”. C’è una sola cosa che la Cancellieri non ha mai detto davanti alle richieste dei Ligresti, la più semplice: sono il Guardasigilli, ho dei doveri di Stato. Questa mancanza e quella premura imbarazzano le istituzioni. Il ministro ne tragga le conseguenze». Per bocca del deputato Danilo Leva, il Pd l’ha invitata così a «fugare ogni dubbio sul fatto che in Italia non ci sono detenuti di serie A e detenuti di serie B. Ci sono migliaia di detenuti che non hanno voce e volto e le istituzioni devono essere vicine a tutti. Il ministro riferisca alle Camere, chiarendo tutti i contorni di questa vicenda, poi valuteremo con grande attenzione».

Incassata la scontata solidarietà del suo collega al Viminale Angelino Alfano (scampato per il rotto della cuffia alle dimissioni per la disastrosa gestione del caso Shalabayeva), Cancellieri può contare anche sull’appoggio dell’intero Pdl. Daniela Santanché non ha infatti perso tempo a proporre un parallelismo tra questa vicenda e l’intervento dell’allora premier Berlusconi sulla questura di Milano a favore di Karima el-Mahroug (detta Ruby) che poi gli è costato una condanna in primo grado a 7 anni e alla interdizione perpetua dai pubblici uffici, nonostante le testimonianze a suo favore di tutti i funzionari coinvolti. I quali hanno pronunciato in quel processo per concussione le stesse parole spese ieri dal procuratore capo della Repubblica di Torino Gian Carlo Caselli. Quest’ultimo ha infatti definito «arbitraria e del tutto destituita di fondamento ogni illazione che ricolleghi la concessione degli arresti domiciliari a Giulia Ligresti a circostanze esterne di qualunque natura».

Sarà pure, ma intanto non ha giovato alla causa del Guardasigilli la diffusione ieri del testo di un’intercettazione della stessa Giulia Ligresti, che a suo tempo così commentava con un’amica l’operato dell’ex direttore generale Fonsai: «’Sto Peluso è il figlio del ministro Cancellieri… Siccome lui è talmente protetto, figurati cosa gli daranno in Telecom». Resta piuttosto da capire quali contestazioni gli faranno i magistrati della procura di Milano che stanno indagando sull’acquisto di una quota della Fonsai da parte del fondo Amber. Cancellieri è un prefetto di lungo corso che ben conosce le regole del gioco (e sorprende quindi la sua ingenuità nell’essersi intrattenuta al telefono con persone che non potevano non essere intercettate).

Starà a lei decidere sull’opportunità di un passo indietro. Restano comunque sul piatto alcune considerazioni di fondo: la carcerazione preventiva è un’intollerabile forma di tortura che colpisce migliaia di cittadini; i politici che si spendono su questo caso sono gli stessi che hanno dimenticato le sollecitazioni di Re Giorgio a favore di provvedimenti urgenti (tra questi anche l’amnistia o l’indulto) per evitare le sanzioni dell’Unione europea sullo stato vergognoso delle nostre carceri; gli italiani sono corrotti dal familismo amorale: non credendo nell’efficienza dello Stato, in caso di emergenza attivano tutte le loro conoscenze (in basso, medio o alto loco) pur di ottenere scorciatoie e favori. Non sarà che in ciascuno di noi vi è un po’ dei Ligresti e delle Cancellieri di turno?